Ogni volta che si avvicina il cambio politico sulla Rai si inizia a dire le stesse amenità da anni. Un elenco infinito di propositi che sono invecchiati nelle soffitte di viale Mazzini: che i partiti devono uscire dall’azienda, (solo perché i nuovi politici devono sostituire i vecchi) che si deve rinnovare l’attuale Cda con uno più smart, ridotto a soli cinque membri, è fondamentale nominare un amministratore delegato, bisogna cambiare la riscossione del canone attraverso la bolletta della luce, arrivare alla privatizzazione, sostenere l’accorpamento delle news, ridurre le spese faraoniche. A parole sembra tutto facile. E non sarà facile.
I CAMBIAMENTI – Primo punto è che si dovrebbe modificare l’attuale legge, la cosiddetta Gasparri, che ancora regola l’organizzazione dell’Azienda pubblica e il mercato televisivo; quindi ci dovrebbe essere una comune voglia di cambiare le cose. Ma soprattutto si dovrebbe fermamente credere in un sincero rilancio dell’azienda, cosa che a tutt’oggi Matteo Renzi non avrebbe dimostrato. Cosa accadrà veramente? Secondo noi non sarà facile ristrutturare senza distruggere, è un’azienda che non è trasformabile con un colpo di bacchetta magica, ci vuole saggezza, amore e cautela, non si può solo traumatizzare una signora che ha compiuto i sessant’anni, anche mal portati. Quindi noi speriamo che si operi con rispetto. Certo il cambio delle persone che l’hanno comandata in questi anni è più che auspicabile, soprattutto i membri del Cda. Sono stati molto divertenti alcuni consiglieri: hanno collaborato allo scempio editoriale dell’Azienda stando nascosti dietro un silenzio preoccupante, d’altra parte bisognava anche mantenere gli equilibri, soprattutto quelli che contano, le nomine, gli appalti, un do ut des consolidato con pazienza certosina, poi sono diventati grilli parlanti. Abile è stato il dg Gubitosi a saper dare e non dare. Insomma adesso che il Cda è alla fine, i nostri eroi si sono svegliati, tutti cuor di leone, hanno fatto il grande gesto di ribellarsi al governo, a difendere l’onore della Rai, Todini che strepita e dice cosa pensa dei giornalisti della Rai, Verro che si sente Superman quando combatte gli scippi di Renzi. Insomma un finale triste per tutti, dove l’insipienza di molti ha svelato l’indole pavida di ciascuno. Adesso toccherà trovare i nuovi nomi per il Cda, persone degne sicuramente, ma purtroppo chi entra in Rai perde il senso della realtà, il mondo dorato dello show accumuna tutti. E nella storia dell’Azienda quasi nessuno ne è uscito indenne. E il sogno di vedere amministratori autonomi, liberi nella scelta, che non dicano la verità solo quando sta per scadere il mandato, ci pare sinceramente un bel miraggio.
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