Nel disegno di legge pubblicato dal governo sul suo sito in cui si annuncia il progetto de “La nuova Rai“, sarebbe evidente la sparizione del tetto pubblicitario tra emittenza pubblica e quella privata. È la vecchia legge Mammì che verrebbe cassata: «La trasmissione di messaggi pubblicitari da parte della concessionaria pubblica non può eccedere il 4% dell’orario settimanale di programmazione ed il 12 per cento di ogni ora; un’eventuale eccedenza, comunque non superiore al 2 per cento nel corso di un’ora, deve essere recuperata nell’ora antecedente o successiva».
LA NORMA – Una norma che ha una sua logica, se tu Rai incassi il canone con cui realizzi il servizio pubblico non puoi aggiungere al bilancio ulteriori introiti pubblicitari. Ma se il ddl di iniziativa governativa dovesse essere approvato così com’è, questi limiti di affollamento sparirebbero. Un avvenimento rivoluzionario perché la Rai potrebbe entrare sul mercato pubblicitario a gamba tesa, senza vincoli. A quel punto, l’azienda pubblica, racimolando risorse con la pubblicità, potrebbe secondo il governo, autofinanziarsi, e quindi si potrebbe ipotizzare la scomparsa dell’odioso canone di abbonamento che pagheremmo comunque, ma diluito su altre tasse.
IL RISCHIO – Così, di primo impatto, sembrerebbe una scelta saggia, ma se si analizza il fatto con maggiore attenzione, ci sembrerebbe che con questa soluzione rischierebbe di scomparire il servizio pubblico televisivo italiano. Come potrebbe la Rai ottenere una copiosa raccolta pubblicitaria, quindi il raggiungimento di ascolti sostenuti, con i numerosi canali del digitale terrestre che sono destinati alla cultura? Avremmo due gruppi che tra loro si assomigliano, ovvero una Rai uguale a Mediaset. Un bel papocchio. Tutto politico. Sembrerebbe infatti che il premier Matteo Renzi avrebbe deciso di eliminare il tetto pubblicitario alla Rai solo per infastidire Berlusconi e Mediaset dopo la fine dell’accordo del Nazareno. I soliti giochetti che invece di rilanciare la Rai, potrebbero portare alla disfatta dell’azienda. E alla chiusura certa. Come potrebbe mai la Rai svolgere il suo ruolo di servizio pubblico dovendosi finanziare solo con la pubblicità? Eppure basterebbe dare un’occhiata all’estero, dove la situazione è esattamente rovesciata, le emittenti televisive pubbliche europee hanno un canone più alto di quello italiano e addirittura sono privi di inserimenti pubblicitari. Soprattutto nelle fasce di prime time. Noi abbiamo il timore che il progetto de “La Nuova Rai” tanto pubblicizzata dal governo, contenga molte superficialità e slogan a effetto. D’accordo che bisogna sbrigarsi, ma ricordiamo il Manzoni cosa diceva: “Adelante Matteo, con jucio.” (Avanti, Matteo, ma con giudizio.)