Rai, tutti i rischi della riforma e le novità della governance

Annunciata dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli dovrebbe andare in porto prima della scadenza dell’attuale cda, ma potrebbe anche non arrivare mai a completamento

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Tutti pazzi per la riforma Rai di Matteo Renzi? A ben vedere la riforma annunciata dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, dovrebbe andare in porto prima della scadenza dell’attuale cda, ma potrebbe anche non arrivare mai a completamento. Soprattutto se il rivoluzionario obiettivo è quello di rinnovare la legge Gasparri che racchiude già tutti gli ingredienti richiesti dal Presidente del Consiglio.

LE NOVITÀ – La grande novità è invece quella che riguarda la governance che introduce la figura dell’amministratore delegato investito di tutti i poteri e che di fatto risponderebbe direttamente al governo della gestione dell’azienda. I primi di luglio scade il consiglio d’amministrazione in carica ed è probabile che si vada in proroga fino alla sua sostituzione, presumibilmente a ottobre.
A questo punto il direttore generale Gubitosi è ancora nei pieni poteri e presumibilmente, anche per fare bella figura e garantirsi un futuro da grande manager, vorrà completare i due progetti già “cantierabili”. Il  piano di esodi e incentivazioni con il quale verranno “attenzionati” (come si dice nelle questure) i “pensionabili con contributi” già dai 58 anni d’età. Mentre si provvederà alla riduzione degli stipendi sopra i 240mila euro, come da legge per le aziende pubbliche, costringendo, bon grè mal grè, alcuni stipendiati d’oro a preferire uno scivolo alla pensione. Il secondo progetto riguarda l’avvio del piano, già approvato, per la cosiddetta “NEWS ROOM”.

L’ACCORPAMENTO – L’accorpamento dei notiziari porterà sicuri risparmi, mentre dal punto di vista editoriale il pubblico dei telespettatori dovrebbe ottenere una migliore fruizione della informazione. Ma si dovrebbe risparmiare anche sul budget delle reti perchè i contenitori/programmi d’attualità e informazione passeranno alla testata giornalistica offrendo occupazione a molti giornalisti interni e tagli sulle collaborazioni esterne. In sostanza le direzioni di rete dovranno interessarsi principalmente dell’intrattenimento. Al vaglio anche l’ipotesi di una struttura orizzontale unica per le tre reti. Il personale in esubero verrebbe così liquidato per quanto riguarda i dirigenti e “riconvertito” per le restanti figure professionali. Renzi ha chiesto anche uno svecchiamento della classe dirigente, per cui il management verrebbe scelto tra candidati entro i 49 anni. In cantiere anche un limite all’utilizzo delle società esterne che eventualmente saranno ingaggiate solo per la fornitura della creatività (format). Rai Cinema e Rai Fiction saranno fuse sotto il nome di Rai Ciak. La nostra opinione è che si tratti di una ristrutturazione aziendale piuttosto complessa che potrebbe richiedere tempi davvero lunghi, soprattutto per un pachiderma sonnolento qual è stata sino ad oggi la Rai. Può darsi che la sferza del giovane e indiscusso che va sempre ‘avanti tutta’, acceleri i tempi e soprattutto senza resistenze anche gattopardesche della dirigenza e del personale. Come cantava si cantava in una trasmissione radiofonica di grande successo degli anni 70, condotta da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, “No, non è la Bi Bi Ci, questa è la RAI, la RAI-Ti vi”.

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