Nonostante la crisi durissima per tutte le aziende italiane pubbliche e private, la Rai continua imperterrita a praticare lo sport che meglio sa fare: lo “Spendingdipiù”. Basta seguire le varie dirette e servizi sull’Expò per capire quale esercito di inviati sia impegnato a Milano. Ogni testata giornalistica ha i suoi, poi c’è la redazione regionale della TgR Lombardia su cui contare per i servizi, ma soprattutto c’è RaiExpo, una struttura speciale di ben 58 persone, con uffici a Milano ma anche a Roma, finanziata da Expo con più di 5 milioni di euro per produrre clip e documentari sull’evento, che nessuno manda in onda.
IL BUON ESEMPIO – Basterebbe seguire La7 che ogni giorno dalle 13 alle 15 si collega con l’Expo in diretta, e dove si alternano solo due giornalisti. Sembrano pochi, ma sono sufficienti per produrre servizi decenti e approfonditi.
GLI SPRECHI – In totale a Milano Expo tra reti televisive, giornalisti, inviati, operatori, cameraman, riprese interne ed esterne, montaggi ect. immaginiamo che siano impegnate almeno 500 persone. A dir poco. D’altra parte anche la dirigenza Rai coccolata da vari benefit tra cui macchine in leasing a prezzi irrisori, garage, buoni benzina da 13mila chilometri, continua tranquilla nella sua strada dello “Spendingdipiù”. A 42 superdirigenti non è andata giù l’idea di sottostare alla riduzione dello stipendio sotto il tetto dei 240mila euro l’anno e stanno cercando in tutte le maniere di ritornare a quelle cifre (400mila euro) che offendono e umiliano chi in questo momento sta subendo la crisi. Noi che sembriamo sempre faziosi ci affidiamo a un signore che da tempo cerca di capire qualcosa della Rai, ma sempre con difficoltà, pur appartenendo al partito di maggioranza.
IL DUBBIO – “È vero che la decisione della Rai di emettere bond, al vaglio della riunione del Cda di oggi, possa servire a vanificare il tetto da 240mila euro, introdotto dal governo Renzi sugli stipendi dei dirigenti della tv pubblica?”. A chiederlo in una nota è Michele Anzaldi, deputato del Pd e segretario della commissione di Vigilanza Rai. “La Rai – spiega Anzaldi, chiedendo l’immediato intervento del ministero dell’Economia – come le altre aziende pubbliche, si è dovuta adeguare al tetto uguale per tutti i dirigenti pubblici. Sulla stampa si è parlato anche di ricorsi da parte di 42 dirigenti, bocciati da un parere dell’Avvocatura dello Stato. Ora, con l’emissione di bond, la Rai potrebbe aggirare il tetto e tornare a stabilire compensi superiori al limite di 240mila euro”.
IL PARADOSSO – “Nel momento in cui – conclude la nota del deputato Anzaldi – a tutte le amministrazioni e aziende pubbliche vengono chiesti, giustamente, sacrifici, sarebbe paradossale se alla Rai quegli stessi sacrifici entrassero dalla porta e uscissero dalla finestra. Il tetto deve rimanere anche a Viale Mazzini”. La Rai ormai è senza controllo, nessuno interviene, e alcuni gruppi di potere fanno il bello e il cattivo tempo. Riusciranno i nostri eroi a modificare la più dispendiosa azienda pubblica italiana?
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