Si avvicina uno dei momenti più importanti per la Rai: la presentazione dei palinsesti 2015-2016 agli investitori pubblicitari. L’attesa non è spasmodica come spesso accadeva alcuni anni fa. E’ stato usata soprattutto la tecnica del copia-incolla, nessuna novità importante, ci aspetta un etere piatto per tutti. Nel frattempo il progetto è stato presentato al Cda, (in prorogratio). I consiglieri sarebbero usciti dal torpore che li ha contraddistinti in questo ultimo periodo, soprattutto sui piani editoriali dell’azienda nessun commento ufficiale, ma da alcuni spifferi del 7° piano sembrerebbe ci siano stati dei malumori nei confronti del direttore di Raiuno Giancarlo Leone, che avrebbe presentato un palinsesto angusto e vetusto, con nessuna innovazione e inserimento di volti nuovi.
La critica avrebbe anche raggiunto il super agente Lucio Presta che grazie a Giankaleone avrebbe un dominio sulla rete ammiraglia che non è piaciuto a molti.
IL PROGETTO – Ma al di là dei soliti temi, quello che dovrebbe preoccupare il Cda della Rai è la mancanza assoluta di un progetto editoriale che contenga una significativa svolta culturale. Si pensa che sia sufficiente far cultura relegandola nelle ore notturne e antelucane, (sempre con il rischio di chiusura come stava per accadere per il Caffè di Uno mattina). Il problema è proprio in coloro che comandano, i ragionieri della tv non perdonano. E poi si dice che quando si fa cultura si abbassa l’ascolto, meglio allargare lo spazio alla beniamina Monica Maggioni con il suo non visto Rainews 24 che farebbe ancor meno di share. Noi pensiamo invece che saper far cultura vuol dire da una parte esaltare il servizio pubblico ma anche ottenere ascolti altrettanto significativi. Bisogna però “saper fare tv”.
LE IDEE E GLI ESEMPI – Lo dimostrano Fabio Fazio o Benigni. Ci vogliono persone colte, non si risolve la questione facendo vedere una copertina in tv di un libro, è come quando un programma si definisce multimediale solo perché in studio c’è un computer. Un modo già ci sarebbe per intervenire, basterebbe imporre ai vari autori e dirigenti di cambiare gli ospiti che dominano i programmi tv. Sostituire gli imbarazzanti esperti di gossip, i tuttologi del nulla eterno, con filosofi, storici, intellettuali, matematici e teologi. Lo so che molti sorrideranno, ma solo così si potrebbe uscire dall’andazzo quotidiano di una tv equivoca, che disattende la missione di servizio pubblico. Aiutare i telespettatori a conoscere, a imparare, a discutere, a non banalizzare è un’impresa ardua, ma allettante. Ma il problema è sempre lo stesso, chi sta al comando dell’azienda non ha certo questa vocazione. Ci viene in mente l’ex leghista Antonio Marano, vice direttore generale per la parte editoriale, che ha sempre mostrato poca comprensione per ciò che non fosse L’isola dei famosi. Insomma se non si agisce con decisione sul cambiamento della Rai, ci ritroveremo sempre più a cercare altri lidi televisivi su Sky o su Mediaset e nel frattempo alla Rai improvvisamente potrebbe accadere quello che è successo all’Alitalia.
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