Rai, al via il valzer delle poltrone per tg, reti e società

Alcune delle probabili scelte nella gestione "renziana" di Maggioni e Campo dall'Orto

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Rai, è Monica Maggioni la donna del futuro?

Le scuole di pensiero sono ormai due, quella renziana (che per sua natura sprizza ottimismo da tutti i pori) che vede nelle nuove nomine dei vertici Rai una rivoluzione ‘epocale’ (come ormai dicono tutti perché parlare di un semplice cambiamento non fa glamour) e i soliti, smagati pessimisti convinti che tanto per far cambiare il corpaccione Rai con le sue centinaia di dirigenti e giornalisti, “minimo ha da venì baffone”. Per il momento si presume che la neopresidente Monica Maggioni sia determinata a regolare i conti con chi ha tentato di mettere i bastoni fra le ruote alla sua nomina alla presidenza dell’azienda pubblica. Che, a ben vedere, è umano, ‘troppo umano’ per un’azienda dove nei decenni le ‘notti dei lunghi coltelli’ non sono certo mancate.

Il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto (accusato dai soliti maligni di non aver portato a casa gran che dalle sue esperienze manageriali come ad esempio quella a La 7) sarebbe più cauto (come tutti i nuovi venuti in Rai) e punterebbe sulla innovazione. Quale? lasciamo ai posteri l’ardua sentenza. Una cosa è certa che il “renzianissimo” nuovo direttore generale dovrà almeno tentare tagli e riduzioni, in mancanza delle quali potrebbe ricorrere ad assunzioni esterne aumentando la fronda ed i malumori interni. Ma per percorrere questa via occorrono soldi, soprattutto se si metterà mano a nuovi programmi, magari con qualche ritocchino al canone visto che ormai gli equilibri nella raccolta pubblicitaria con Mediaset sono congelati ormai da decenni.

E qui sarà il governo a decidere, quello stesso governo che le tasse vorrebbe diminuire. Poi ci sono le previsioni dei soliti esperti su chi andrà a sostituire la Maggioni alla guida di RaiNews, le nomine dell’amministratore delegato di Rai Pubblicità, dei responsabili delle Newsroom 1 e 2 e giù giù a cascata tutte le altre per non parlare del “cambierei” sui direttori di rete. Si mormora che  i vice direttori generali saranno Giancarlo Leone (con la responsabilità del palinsesto e del prodotto in quota  forza Italia) e Luigi De Siervo (per la parte economico-finanziaria e commerciale) che tanto per non lottizzare è rigorosamente in quota Matteo Renzi.

La Maggioni potrebbe inoltre premiare la sua  inviata di Rai News 24 Lucia Goracci, mentre calano le quotazioni dell’ex direttore del Tg1 e del Sole 24 Ore, Gianni Riotta, ammesso che non ottenga la nomina al Tg3. Alla pubblicità e al posto di Fabrizio Piscopo potrebbe arrivare il vice dg uscente Antonio Marano. La promozione di De Siervo a vice dg lascerà scoperta la commercializzazione dei prodotti Rai, così spunta il nome di  Roberto Sergio che Gubitosi aveva estromesso dalla presidenza di di Rai Way in occasione della quotazione in borsa della società.

Sempre che il progetto dell’accorpamento dei telegiornali nella Newsroom vada in porto, il candidato potrebbe essere proprio il direttore del Tg1, Mario Orfeo, un po’ anzianotto ma di lungo corso. La Newsroom prevede una seconda poltrona cui aspirerebbe Nino Rizzo Nervo che attualmente dirige la scuola di giornalismo  di Perugia. Chi ci lascerebbe le penne potrebbe essere l’attuale direttore del Tg 3 Bianca Berlinguer, a quanto pare non molto amata dai renziani per le sue aperture alla minoranza del Pd. Tinni Andreatta invece non lascerebbe Rai Fiction anche perché  sostenuta dalla potente lobby dei produttori. Ove queste nomine venissero confermate si verificherebbe un vero e proprio terremoto sulle strutture dell’emittente pubblica, ma solo di poltrone. Staremo a vedere, ma a nostro avviso la riforma dell’emittenza pubblica è ben altra cosa.
(continua)