L’ultima rilevazione di Auditel dà un indice di ascolti per il Tg de La 7 del 5,39% di venerdì scorso, che se non andiamo errati corrisponde a meno di un milione e mezzo di utenti. Ben inferiore a quegli oltre tre milioni che accolsero Enrico Mentana da trionfatore prima che l’imprenditore della comunicazione Cairo subentrasse nell’emittente nel marzo dell’anno successivo.
LA FORMULA MENTANA – In verità la conclamata crisi della ‘Formula Mentana‘ non è strettamente legata alle strategie della nuova proprietà. Il fatto è che se La 7 occupa una posizione di nicchia fra i colossi Rai e Mediaset, con tutti gli sforzi, è difficile uscirne. Ben prima che subentrasse Matteo Renzi alla guida del Pd e del governo, molti a sinistra favoleggiavano di un terzo polo, come se la comunicazione di èlite, culturale o d’informazione che sia, possa attrarre i grandi numeri di una larga maggioranza di telespettatori che nemmeno leggono i giornali. La formula Mentana mutuava alcuni aspetti della sua passata esperienza al Tg 5 di Berlusconi che eliminava i ‘mezzi busti’ dal piccolo schermo per sostituirvi il conduttore attivo, partecipe e commentatore. Così un Tg come quello di Mentana, molto attento al susseguirsi di eventi politici, economici e sociali, può guadagnarci in prestigio, ma non negli indici di ascolto, soprattutto in un momento di forte disaffezione nei confronti della politica. Così il Tg de La 7 in pochi anni ha finito per perdere molte posizioni.
LE COLPE – Qualcuno avrebbe notato una certa stanchezza nella conduzione di Chicco, qualcun altro, più o meno strumentalmente, lo ha accusato di dare troppo spazio prima ai Grillini e oggi, con grande ottimismo, al governo. Posizioni strumentali, ripetiamo, perché sfidiamo tutti i Tg italiani a confrontarsi con La BBC britannica, pure in crisi. Forse i veri elementi di stanchezza di Chicco li ha colti, nella sua verve satirica, il mitico Crozza evidenziandone un certo trascinarsi ed interrompersi degli annunci, alcune gaffe e qualche malcelato imbarazzo, con relativo evidente disappunto, a fronte di disguidi tecnici nel corso della trasmissione. Prima della finta riforma Rai si diceva che Mentana avrebbe potuto traslocare alla pubblica emittenza, ipotesi piuttosto azzardata oggi, soprattutto dopo che il direttore del Tg La7 non ha nascosto le sue critiche alla nomina parlamentare dei 7 membri del nuovo Cda Rai. Allora Mentana scrisse un breve post sul suo profilo facebook di questo tenore «Ora si chiama rottizzazione». Un “neologismo” che sta tra rottamazione e lottizzazione. Naturalmente qualche renziano di ferro gossippò che il livore di Chicco fosse dovuto alle sue aspettative deluse di un ingresso alla direzione di qualche Tg. Ma non è detto che la partita sia chiusa qui. In fondo conduttori in gamba e di lungo corso quali Mentana non ce ne sono poi molti e probabilmente, il prossimo anno il nuovo direttore della Rai campo Dall’Orto tenterà di metter mano anche ai servizi informativi. Renzi lo vuole, almeno prima che si vada alle elezioni.
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