Un talent famoso in tutto il mondo, uno spettacolo che ormai è entrato a far parte delle abitudini televisive italiane. Stiamo parlando di X Factor, lo show ideato da Simon Cowell partito dalla Gran Bretagna e che si è diffuso come un virus dall’Armenia all’Albania, dall’Australia alla Cina, dalla Colombia alla Danimarca, passando per Israele, Islanda, Indonesia, India senza escludere Giappone, Nuova Zelanda, Norvegia, Serbia, con una lista talmente lunga di Paesi che non è il caso di proseguirla. Questo solo per raccontare la storia di un fallimento clamoroso, quello della Rai che si è lasciata sfuggire un’occasione unica: una vera e propria gallina dalle uova d’oro. La motivazione? Gli alti costi di produzione.
I COSTI – Il capitolo dei costi è sempre interessante da leggere quando accostato alla Rai. È il caso di scomodare la buonanima di Massimo Catalano di “Quelli della notte”: meglio produrre un programma che costa molto, tanto, ma fa ascolto, genera affiliazione nel pubblico, un pubblico giovane e crea star della musica o realizzare programmi che costano meno, ma non si sa, poi, quanto meno, e che fanno ascolti molto più bassi per non dire disastrosi e non interessano i giovani e, ormai, nemmeno più quelli che di primavere ne hanno viste tante?
LA FORZA DI X FACTOR – X Factor ha in sé la forza del sole: i sogni e le speranze di ragazzi e ragazze che vogliono cantare, storie di casalinghe attempate costrette da genitori ottusi a sposarsi troppo presto e che invece hanno la voce degli angeli. Insegnanti di giorno, cantautori di notte: passioni, dolore, lacrime. E poi ci sono “i fool”, quelli un po’ strambi, tocchi, quelli che hanno un ego smisurato e quelli che proprio erano convinti di essere la nuova “Madonna” e che invece cantano come Satana in persona.
MANAGER SCARSI – La Rai ha mollato perché non in grado di prendere le decisioni giuste, perché invischiata in logiche che di logico non hanno nulla e che inducono a pensar male. A meno che non sia solo l’incapacità dei dirigenti il vero male. In effetti potrebbe essere la risposta: perché pensare alla corruzione o alle raccomandazioni come origine del problema? Forse è solo la scarsa qualità del management (e se vi chiedete come si diventa dirigenti in Rai, smettete almeno di avere stampato sulla faccia quel ghigno saccente).
MASTERCHEF BATTE ANTONELLINA – Ma come spiegare allora il successo di X Factor se la platea di Sky rappresenta solo il 20% di quella totale? Come è possibile che il numero di voti per i cantanti di X Factor sia 20 volte superiore a quello dei cantanti del vanto della tv pubblica, l’economicissimo Festival di Sanremo? Vogliamo parlare di Masterchef? In Rai la cucina è appannaggio esclusivo di Antonellina Clerici… e non importa se lo spettacolo mostra evidenti segni di invecchiamento e sembra la versione folle di un musical tra canzoncine per bambini e altre amenità, in Rai è lei che cucina, punto. Una “camurria”, direbbero i siciliani, che impedisce al genere di evolvere. Strano però che da quando sono arrivati i tre cuochi pluristellati, senza bisogno di fare smorfiette e propinare buonismo a tutti i costi, i bambini adesso sognano di fare i cuochi e non solo l’astronauta o il calciatore. La Rai ci propina le “avventure” dei “Don Mattei” e per la sesta edizione ci propone Veronica Pivetti che “ci prova ancora”? Sky produce una serie scomoda come Gomorra e la vende in 120 paesi. Questa è l’azienda che eredita il rottamatore Renzi e la sua emanazione proveniente “Dall’Orto”. Speriamo solo non sia l’ennesimo cetriolo.
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