Rai, altro che tetti agli stipendi. Ecco quanto guadagnano i vertici

L'escamotage per superare il limite imposto

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Se la notizia venisse confermata o almeno non smentita, significherebbe che nulla in Rai sta cambiando se non il Regime che la governa. Il Fatto Quotidiano di Trivaglio infatti rivela che il nuovo direttore generale dell’azienda pubblica Dell’Orto si cuccherebbe 650mila euro anno per tre anni. Stipendio scollegato da qualsiasi obiettivo di risanamento aziendale, giusto così, perché il fedele di Matteo Renzi lo merita. La presidente del consiglio di amministrazione Monica Maggioni già alla direzione di Rai Tg24 si accontenterebbe invece dei 300mila che già guadagnava prima, ma con la miserabile mancia di 66mila euro per le responsabilità che competono al suo nuovo ruolo.

IL MECCANISMO DEL TETTO – Che è poi, secondo il Fatto, quanto guadagnava la ex presidente Tarantola la quale però cumulava lo stipendio con una pensioncina della Banca D’Italia di 448mila euro. In verità i top manager di Eni, Enel e Finmeccanica prendono anche di più e in fondo notevole era anche lo stipendio del direttore generale Gubitosi, senonché ( e Maledetta tv l’aveva riportato) il cda della Rai nel maggio di quest’anno in ottemperanza alla legge sugli stipendi della Pubbica Amministrazone, per i dirigenti avevano fissato il tetto di 240mila euro anno. Roba da morir di fame. Ma lo sforamento del tetto degli stipendi avverrebbe grazie all’emissione di  un ‘bond’ di 350 milioni sul mercato finanziario, che nella sostanza metterebbe sullo stesso piano di Eni e Finmeccanica. Un bond dalla redditività di poco superiore ai Bot dei nostri pensionati, ma che giustifica lo sforamento del tetto degli stipendi in ragione della natura semi privatistica della società. Una Rai  che  ha il dovare di trovare i migliori top manager sulla piazza, tipo Dell’Orto che nella sua vita risultati ne ha portato a casa pochini.

L’ESCAMOTAGE – Ovviamente l’escamotage ha trovato il pieno consenso del Pd al quale non par vero, finalmente e salvo gli accordi criptati  Berlusconi/Renzi, di avere il controllo assoluto dell’emittenza pubblica. Lasciamo perdere tutte le considerazioni di tecnica finanziaria sulla redditività di quel bond, ma resta il fatto che la Rai si finanzia anche, in condizioni di monopolio,  con il canone che prima o poi verrà inserito in qualche marchingegno fiscale per garantirne il pagamento in automatico e stroncare l’evasione. Canone che comunque in altri paesi è alternativo alla pubblicità che non compare sulle reti. Una posizione di preminenza che non riguarda Mediaset che comunque ha le mani più libere sul mercato della pubblicità. Ma volendo restare all’attualità è evidente che il Carro di Renzi oggi tira e chiunque fra gli ultimi sarà lesto a saltarci sopra avrà degli indubbi vantaggi. Gli anglosassoni lo definiscono establishment, quando ancora c’erano i partititi qui da noi la chiamavano lottizzazione, oggi, più semplicemente si va delineando in Rai un vero e proprio padronato del pensiero unico renziano che nemmeno agli esecrati tempi di Berlusconi potevamo immaginare.

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