Rai 3 e Bianca Berlinguer nel mirino di Matteo Renzi

Il dem Michele Anzaldi attacca la rete di Vianello

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1981

Parafrasando il Don Abbondio di manzoniana memoria quando rimugina su un oscuro e antico filosofo greco, vien da dire “Michele Anzaldi, chi era costui?”. Se non lo conoscevate prima, questo deputato di dogmatica fede renziana, membro della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, lo vedete dilagare su tutti i media di questi giorni. E ne sentirete parlare ancora perché è quello che sta bastonando TeleKabul di Bianca Berlingur, la Ra3 tutta di Vianello e Ballarò.

IL MANUALE CENCELLI – Per capire meglio gli intenti di questo Savonarola ispirato dal pensiero unico renziano, bastino le sue dichiarazioni apparse sul Fatto Quotidiano, fra le quali questa perla di saggezza ed equilibrio democratico: «Renzi è il segretario del Pd e il capo del governo e quelli di Rai3 sembrano non essersene accorti. Hanno (così) artificiosamente creato due Pd, accreditando la minoranza come un partito e tagliando i tempi come fossimo pari». Che detta così gli sta pure bene a Bersani e compagni che con Renzi ci stanno e qualche volta lo criticano pure. Ma soprattutto la devono piantare (quatti quatti e con indegna malizia) di sfruttare le simpatie di Bianca Berlinguer e soci. Detta così passa in secondo piano la qualità professionale degli addetti o dell’informazione che la rete offre ai telespettatori. Ma si rispolvera il famoso manuale Cencelli che con la vecchia Dc spartiva millimetricamente cariche e prebende alle numerose correnti di quel partito. Per cui, se la minoranza conta 1/3 del partito, sulla rete gli spetta il 33,3% e rotti di informazione. E in questa logica di lottizzazione estrema poco importa degli spazi che vengono riservati a Salvini, Berlusconi e compagnia cantante sulle altre reti. Perché qui non si scherza e il Pd, anche se non Trino, è Uno e non si sgarra.

LA TEMPESTA SU BIANCA BERLINGUER – Tanto meno può sgarrare Bianca, della quale solo il cognome fa venire l’orticaria ai seguaci di quel Partito della Nazione che Renzi sta faticosamente apprestandosi a governare almeno per i prossimi 20 anni senza rotture di palle. Come invece le ebbe (e doviziosamente, da Rai 3) il povero Berlusconi che, in ogni caso, i suoi accordi con l’astuto fiorentino li ha già ampiamente fatti per salvare e consolidare il suo impero mediatico. Lo dimostrano i suoi telegiornali che non lesinano apprezzamenti al “lider” unico. D’altra parte Bianca doveva già sentire puzza di bruciato quando nel luglio nel corso di uno dei frequenti periodi di debacle di Ignazio Marino, qualcuno tirò fuori il suo nome come possibile candidata al seggio più alto del Campidoglio. Ma ne ebbe probabilmente la certezza quando la collega e rivale Monica Maggioni fu nominata presidente del Cda Rai, già convinta fautrice della unificazione dei vari Tg a cui BB si è sempre opposta. In verità, che la tempesta si stesse addensando sulla sua testa si era capito quando il solito Anzaldi se l’era presa a male per l’entusiasmo con cui il Tg3 aveva seguito il referendum greco fino a minacciare di convocare la Berlinguer «per chiedere spiegazioni su un episodio che dovrebbe essere valutato anche dall’Ordine dei giornalisti». Perbacco, una scontro fratricida se non fosse che BB ha poco in comune con il mondo della rottamazione renziana. Anzi, è lì quasi a testimoniare un passato che il giglio magico di Renzi vuol smantellare pezzo per pezzo, ritenendolo più pericoloso di una destra in dissoluzione. Anche se Salvini e Berlusconi, sommati con la Meloni, si porterebbero a casa oggi un 32% dei suffragi come dimostrano gli stessi sondaggi della stessa Rai. E allora tanti saluti al ballottaggio con Grillo in caso di elezioni con la nuova legge. Insomma BB sta agli antipodi della concezione dell’«uomo solo al comando».

I DATI OSTILI – Di questa “inconscia” ostilità ne parlano i numeri. Secondo le rilevazioni di Agcom sulla presenza dei politici in tv di giugno, il Tg3 riservava a Renzi il 18,8% una percentuale quasi uguale a quella del Tg5 (18,4). Allora Tg1 di Mario Orfeo riservava al “lider” 21,9% e RaiNews 24 di Monica Maggioni segnava il record del 23,9%. Certo, i dati di ascolto del Tg3 delle 19 non sembrano premiare BB che ormai lo dirige da sei anni, ma questa volta qualcuno sta alzando il tiro su tutta la rete. Dimostrazione palese che gli editti bulgari non sono finiti con l’ex Cavaliere, ma sono ancora la prassi antica del sistema che la Rai spartisce, ma non la molla. Quindi ben vengano il nuovo Cda, Monica e Dell’Orto e tutto il resto. Ma sia ben chiaro: l’orso balla nel recinto del padrone.

 

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