E’ stato di sicuro il programma televisivo con il maggior grado di innovazione. Con lui si sono aperte, anzi, spalancate le porte dell’inferno. Parliamo del Grande fratello.
LA RIVOLUZIONE – Dal suo arrivo nel 2000 nulla è stato più come prima. Abbiamo imparato cosa volesse dire format. Abbiamo appreso una dimensione internazionale della televisione, uscendo dai nostri confini e dal nostro provincialismo. Con il Grande fratello ci siamo scoperti guardoni assetati di nulla: ore ed ore ad aspettare che, ad aspettare chi. La realtà, seppur condizionata dalle telecamere, è stata una scossa forte per la televisione. Mediaset ha fatto da apripista ed era più che logico, vista la sua natura commerciale più spregiudicata ma la Rai non ha aspettato troppo ed ha superato certi suoi limiti etici e tecnici appaltando all’esterno e scaricando le sue responsabilità su società che negli anni sono diventate colossi che ora producono buona parte di ciò che guardiamo. La genialità di un reality consiste nel creare “personaggi” dal nulla e a basso costo. Chi potrebbe raggiungere fama e notorietà in poco più di 100 giorni? Gli abitanti della casa sono immediatamente riconoscibili e vengono re-immessi nel circuito della tv che si riappropria di una parte del valore grazie ai contratti di esclusiva ai quali sono legati per uno o più anni. Ma questo meccanismo funge quando i telespettatori sono milioni. La macchina ha funzionato per molte edizioni. I concorrenti si sono smaliziati molto velocemente e si sono fatti più audaci. Fa quasi sorridere la pudicizia con la quale Pietro Taricone costruì la tenda per poter avere un’intimità con Cristina Plevani non immortalata dalle telecamere. Le docce, gli strusciamenti se non gli atti sessuali veri e propri anche se mostrati sotto le coperte sono stati, anno dopo anno, i grimaldelli con i quali si è riusciti a sbancare l’auditel. Poi si è passati ad una costruzione teatrale scientifica dei “tipi”: il rustico, lo scoreggione, il cazzaro, il contaballe, lo snob, il secchione, la profumiera. Anche la nota etnica e quella politica sono entrate di prepotenza col passare del tempo. Con il Grande fratello la televisione ha perso la sua innocenza e sarebbe stato meraviglioso se fosse stato un esperimento dalla breve durata: poche, pochissime stagioni e invece no, dopo 14 lunghissime, estenuanti edizioni è ancora qui, nel nostro presente e mostra solo l’incapacità del sistema di andare avanti e di evolversi e soprattutto di non avere idee, di non volere minimamente rischiare. Il primo dei reality è morto e nessuno ha il coraggio di dirglielo: parlano freddamente i numeri che raccontano un declino inesorabile. Una prima puntata al 19,21% non è un caso, il sintomo di una malattia sulla quale si può intervenire, e una perdita di 2 milioni di telespettatori rispetto alla precedente edizione (E ieri, nella seconda puntata, è andata ancora peggio: su RaiUno la quinta puntata della fiction Provaci ancora prof 6 ha registrato un risultato pari a 5.471.000 telespettatori con share del 22%; l’appuntamento con la seconda puntata del Grande Fratello 2015, invece, andata in onda su Canale 5 ha “appassionato” 3.380.000 utenti e share media del 18%).
GIOCO AL RIALZO – E non serve giocare al rialzo: a inserire tra i concorrenti Rebecca, nata Sabatino e diventata per un periodo Don Mauro, oppure Arianna e Marco, la coppia sposata di transgender, giusto per cavalcare il filone delle polemiche artificiose sui libri di genere che tanto turbano i sonni di un manipolo di integralisti cattolici (oddio diranno a mio figlio che non si nasce maschio o femmina ma che PUO’ SCEGLIERE, capisci? PUO’ SCEGLIERE). Non bastano più le languide carezze e i baci appassionati. Non è mai stato lo specchio dell’Italia ma di sicuro è diventato un caravanserraglio creato a tavolino da una agenzia in disgrazia di modelli e modelle. Ed anche il livello degli “opinionisti” è da decadenza: con tutto il rispetto per Malgioglio e Amendola i due non hanno il fisico né la resistenza per una diretta così lunga , al massimo vanno bene per una ospitata. Ed infine il colpo ferale, l’assenza della Gialappa’s, una delle maggiori spinte propulsive delle passate edizioni ed una garanzia per la creazione del “mito” anche se effimero. L’ultimo vero colpo di scena, la vera grande novità potrebbe essere rappresentata dalla sua fine… ecco se riuscissimo a liberarci del Grande “fardello” e a spegnere per l’ultima volta le luci di quella casa allora tutto potrebbe assumere una nuova prospettiva. Poi però passi su RAI1 e vedi che c’è la Pivetti che fa ancora la Prof che ci prova dopo sei edizioni e ti chiedi quale fardello sia più pesante.
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