Open Space, quel gran figlio delle Iene, allieta la domenica sera dei non sportivi. La confezione è quella del talk classico, con ospiti al centro e pubblico parlante. La conduttrice, Nadia Toffa, della sua esperienza curriculare di iena mantiene spigliatezza, sorriso, faccette; insomma, è in jeans anziché in completo nero, ma quello è. I cinque inviati, di varia estrazione professionale, come apprendiamo dal sito della trasmissione, più che altro sono mediamente giovani; anche a loro si chiede quel coraggio/faccia tosta che consenta di andare a sfruculiare i diretti interessati dai casi più scottanti dell’attualità.
LA NOVITÀ – La trasmissione si propone di essere appunto, uno spazio aperto – non vi ricorda niente questo titolo?… – al pubblico, preferibilmente giovane, visto che siamo su Italia 1 e di lasciare spazio agli spettatori per costruire, con le loro domande, il canovaccio della puntata da mettere in onda. In pratica sul sito della trasmissione si possono rivolgere delle domande agli ospiti della trasmissione fino al giorno prima della messa in onda, ospiti che ovviamente sono resi noti prima come gli emblematici casi più dibattuti del momento. Le domande più votate verranno lette nel programma direttamente dagli ospiti interessati.
LA PUNTATA DI IERI – Primo argomento trattato nella puntata di domenica 25 ottobre, le unioni civili; ospiti Roberto Formigoni, la filosofa Michela Marzano e Francesca Vecchioni che si separa dalla sua compagna e giustamente si pone il problema dei diritti non solo delle due figlie che hanno avuto insieme ma anche dei diritti della sua ex compagna. La conduttrice Toffa sperimenta in strada la reazione degli anziani alla sua simulazione di fidanzamento omosessuale. Come sul palcoscenico, anche in platea c’è una rappresentativa di diverse posizioni, dunque intervengono giovani – di media sui trent’anni – di idee diverse, pro-gender piuttosto che “sentinelle in piedi”.
Mettiamoci in scena anche il prof di religione gay anti gender e matrimonio omosessuale e Immanuel Casto, il cantante pop porno dichiaratamente gay e l’effettaccio è garantito. Si cambia pagina e tanto per tenere alto il tono anzi più che altro il volume, arriva Salvini che ci trascina nel consueto tourbillon legittima difesa-immigrazione-tasse-canone Rai e chi più ne ha più ne metta e ovviamente interloquisce in studio con un giovane immigrato e una musulmana cresciuta in Italia. All’arrivo di Rocco Siffredi per parlare, indovinate un po’?, di porno, sono semi addormentata e non c’è rivelazione che mi svegli.
IL TALK SHOW È MORTO, W IL TALK SHOW? – Il mio giudizio sulla trasmissione – e per scrupolo sono arrivata alla terza puntata prima di esprimermi – non vuole essere tranchant, ma semplicemente sintetico. Programma inutile. Spaccia per invenzione una partecipazione diretta del pubblico che in realtà esiste da anni, dai tempi di Gianfranco Funari: bastava una telefonata. È ovvio che al di là delle domande del pubblico, che trattandosi di casi eclatanti sono tristemente sempre le stesse, è la scelta autoriale che indirizza il programma.
Il format delle Iene ha stufato all’originale, figuriamoci reinterpretato e farraginosamente stiracchiato e rinnovato. Mettiamoci anche che nativi digitali e giù di lì, non hanno bisogno di discutere o di veder discutere in televisione, hanno i loro social network, dove sono veramente i padroni, e il commento si è autogenerato. Auditel o non auditel, gli ultimi mesi hanno sancito la morte senza possibilità di resurrezione del talk show. E questi che fanno, ne propongono un altro? Grazie, come se avessimo accettato. Così imparo a non seguire sempre la Domenica Sportiva…
Foto Facebook
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