Alla faccia della rete ammiraglia, quella che era il canale acchiappatutto, la regina incontrastata degli ascolti di tutta la nazione, si è ormai incagliata e sta naufragando. A noi amanti degli share e aficionados del conteggio dei telespettatori si propone invariabilmente lo stesso quadro: i programmi di punta, gli evergreen del palinsesto Rai che puntualmente fronteggiano gli omologhi di Canale 5, lottano fino all’ultimo respiro e sempre più spesso perdono.
BAMBOLE, NON C’È LO SHARE – Antimeridiano? UnoMattina che una volta veleggiava ben oltre il 20% ora difficilmente ci arriva. Regge la Daniele con le sue Storie Vere, ma certamente non sbanca, tenendosi ben sotto il milione di spettatori. La povera Isoardi è in discesa libera con I conti fatti, programma allo sbando in cerca di una identità. E quello che era il piatto forte, è il caso di dire, quella Prova del Cuoco madre di tutti gli show di cucina, arranca. A turno, ce la prendiamo con l’una e con l’altra conduttrice… una è giornalista capace ma non buca il video. L’altra fa il suo lavoro e porta a casa i numeri, ma solo in una “amabile” guerra tra poveri in ascolti. Sulla pecorella smarrita della mattina Rai abbiamo fatto ogni possibile disamina, e sulla bionda regina dei cuochi caliamo un pietoso velo, sarà stanca anche lei di portare in tavola sempre la solita minestra riscaldata. Abbiamo atteso con ansia l’arrivo del conquistador Campo Dell’Orto confidando in una ventata di novità ma è ormai come aspettare Godot. Siamo sempre lì, al palo, in attesa che cambi la scena visto che ancora non cambiano i personaggi. Al pomeriggio, a parte i preserali che restano a baluardo dei successi di rete, abbiamo assistito col fiato sospeso al corpo a corpo tra la conduzione delicata del pomeriggio Parodi-Liorni e i teatrini più che trash della D’Urso. Si arriva al pareggio, infine alla supremazia della Vita in Diretta ed ecco che si crolla un’altra volta. Basta poco, uno Zecchino d’Oro, per affossare in pochi giorni il lavoro di una stagione e far stramazzare pure il pomeriggio. Allora, escludendo per quest’ultimo l’insipienza dei conduttori, tutti navigatissimi fior di professionisti, evidentemente il problema è la strategia. O la mancanza di essa. E chi si prende la responsabilità? O meglio chi dovrebbe farlo? Forse il capobanda, ovvero quel Giancarlo Leone che diceva a settembre «Questo direttore generale è un uomo di prodotto, e molto competente, a differenza di quello precedente. E in questa Rai è una virtù» stoccata a Gubitosi «Con Campo Dall’Orto parliamo lo stesso linguaggio e per noi è meglio». Ma di quale linguaggio parliamo? Dove sta questa tv più giovane e più pop?
GIANKALEONE, LA TWEET STAR – A noi sembra che di “giovane” ci sia soltanto l’uso dei social network. Ah, in questo Giankaleone è imbattibile. Cinguetta che è una bellezza da mane a sera. Assiduo su Twitter dove promuove, anticipa, incoraggia, spiega i programmi di RaiUno, con qualche incolore incursione nella cronaca e nell’attualità, quella inevitabile. Bravo, bene. Per essere un sessantenne è molto up-to-date. Peccato che da Mr.RaiUno ci si aspetti qualcosa di più che fare la tweet-star. Palinsesto logoro, programmi stantii, RaiUno è fondata sulla fiction, evviva la Andreatta, ma la scrittura, le scelte autoriali coraggiose e innovative, non le vediamo. RaiUno è come quelle signore dietro liceo, davanti museo. Si parla di giovani, tutto pop, tutto fresco, ma di giovani ci sono solo le nuove leve di Sanremo. E voglio dire… gli under trenta semmai guardano Xfactor, anzi XF9. Non bisogna fare confusione. Quello che interessa davvero alla rete Uno non è ampliare il pubblico e, appunto, ringiovanirlo. Ciò che importa è che quello di anziani che lo segue da sempre non scappi, come quelli che si separano dopo quarant’anni di matrimonio. Perché quello che manca veramente si dice in una parola di sei lettere: novità. E non basta Carlo Conti a salvare un Leone, che un flop dopo l’altro, non dà più la zampata. Anche se ormai è troppo tardi…
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