Anche questa edizione di Sanremo volge al termine e siamo in grado di tratteggiarne una sintesi. Naturalmente senza soffermarci sull’assenza di competitors nei palinsesti: ormai la tregua con Mediaset è tradizione, una volta la De Filippi, un’altra Garko volto delle fiction tutte passione e mafia, basta mettere sul palco un vip di Canale 5 e pace è fatta.
TALE E QUALE A SANREMO – Ma quello che ricorderemo di questo 66mo festival della canzone italiana è altro: la totale mancanza di originalità. Nella struttura: conduttore, spalla comica e due vallette, anche se uno è un paggetto. Nella scrittura: tanto disimpegno e qualche impennata di pathos tra sentimentalismo e civiltà – sfiorando i temi delle unioni civili, handicap, malattia. Nell’estetica: non è apparso nulla all’Ariston cui il pubblico non fosse preparato da decenni di… Sanremo. Conti non è Chiambretti, è tipo da grandi classici, ma soprattutto è il patron del grande successo della stagione invernale Tale e quale show, che macina personaggi e sosia confermando ogni anno il successo della ricetta. Che Carlo, il furbacchione, replica all’infinito. Non a caso, il personaggio più riuscito della manifestazione è Virginia Raffaele, già definita unanimemente la vincitrice del festival. E che fa? Le imitazioni. Con arte, sagacia, una performer eccezionale, ma di quello si tratta. Poi abbiamo Madalina Ghenea che recita la parte della spilungona bona timida e un po’ intruppona, mascherata da Sophia Loren tranne la serata dedicata alla Lollobrigida, con l’inquietante abito da fata Turchina. Gabriel Garko che dovrebbe sembrare un Rodolfo Valentino attualizzato, sembra più lo sposo bello e burino col vestito lucido. Aridatece Enzo Miccio. Per non parlare dei protagonisti di ritorno dallo show delle imitazioni, come Valerio Scanu. Insomma su Rai Uno nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si ripropone. A Giankaleone piacendo.
PAGELLE AI LOOK DELLA QUARTA PUNTATA – Personalmente, quello che mi affligge nel profondo di questo Festival è l’immagine. Siamo in Eurovisione, checché ne dicano i francesi siamo il popolo meglio vestito al mondo, e sul palco mandano certe immondizie da far vergognare del Made in Italy. A parte Carlo Conti in Ferragamo, che anche in questo non sgarra. Inqualificabili i giovani – Ermal Meta con il trucco rainbow: ridicolo; Miele e Deborah Iurato: punite ingiustamente dagli stylist; gli altri banalmente scappati di casa. Discutibili i big: Arisa non riesce proprio a mettere uno straccio decente, ma almeno tira fuori il fisico. Voto: 6-. Annalisa si è montata la testa e da stilosa che era si maschera da Milva a fine carriera. Voto: 4, bisogna saper copiare. Enrico Ruggeri: pronto per riprendere la moto e andare al pub. Voto: 5, ma 7 per il fisico asciugato dalla dieta. Francesca Michielin: il suo stylist la odia e le mette tute da lavoro tagliate con l’accetta. Voto: 3. Alessio Bernabei: la sua canzone sarà quella più trasmessa, la sua giacca la più dileggiata. Voto: 2. Neffa: non sa cantare e in compenso ci crede un po’ troppo, ma l’outfit da zio emigrato in America ci convince. Voto: bravo, 7+. Elisa: in sottana, ma almeno stavolta ha lavato i capelli. Voto: 5. Irene Fornaciari è un donnone, ma stavolta il lungo color marsala la valorizza. Voto: 6 per l’impegno. Dolcenera: mia zia a Capodanno. Voto: 3. Sufficienza assicurata per i più o meno uomini vestiti più o meno da uomo: Morgan, Lorenzo Fragola, Valerio Scanu, i Dear Jack, Zero Assoluto, Stadio. Evviva. Se sto dimenticando qualcuno è perché è dimenticabile. Tanto a vincere la parata sono loro: Elio e le Storie Tese con completi anni ’60 firmati Etro e un trucco con labbra abbottate e zigomi gonfi, il leit motiv dell’edizione. Voto: 10.
(foto di Paolo Pizzi)
Angela De Vito