Questa sera su Rai Uno arriverà la nuova fiction in due puntale dal titolo Io non mi arrendo, con Giuseppe Fiorello a vestire i panni del protagonista, dedicata alla figura di Roberto Mancini. Si tratta di una serie coprodotta da Rai Fiction e Picomedia, per la regia di Enzo Monteleone, che andrà in onda lunedì 15 e martedì 16 febbraio.
LA VERA STORIA DI ROBERTO MANCINI
Roberto Mancini era un funzionario di polizia che ha sacrificato la propria vita facendo il suo dovere, pur conoscendone i rischi: ha infatti indagato per anni sui rifiuti tossici sparsi tra la Campania e il Lazio. Fu il primo a “esplorare” su quanto accadeva nella terra dei fuochi, sui veleni che venivano sversati in quei territorio (ciclo illegale dei rifiuti).
LA TERRA DEI FUOCHI
Quello che i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli hanno scoperto sulle migliaia di tonnellate di rifiuti tossici sversati nell’ormai famosa terra dei fuochi si deve in buona parte a quest’uomo testardo e deciso. Roberto Mancini si è ammalato di tumore perché per trent’anni ha respirato l’aria malsana delle discariche abusive sparse in mezza Italia dal clan camorristici e venne a contatto con i rifiuti radioattivi.
E alla sua figura è dedicata questa mini serie Io non mi arrendo. Beppe Fiorello sarà Marco Giordano, personaggio ispirato proprio a Roberto Mancini, e non solo quindi sarà l’attore protagonista ma ha collaborato alla scrittura e alla produzione della fiction stessa. La serie esce a un anno di distanza da L’Angelo di Sarajevo, altra produzione di valore civile che fece i record di ascolto dello scorsa stagione, e ispirata al libro di Franco Di Mare.
ANTICIPAZIONI IO NON MI ARRENDO
Marco Giordano (Giuseppe Fiorello) non è campano, ma chi lo ricorda bene è pronto ad affermare che è come se lo fosse. In quella terra martoriata il vice commissario Giordano ci capita dopo un’indagine per usura iniziata dai controlli su una banca locale a Fondi. Marco si imbatte così in Gaetano Russo (Massimo Popolizio), avvocato di provincia, sempre pronto a cogliere buoni affari. Il corpulento avvocato fa incetta di terreni di scarso valore agricolo e senza apparenti prospettive di sfruttamento. Apparenti. Perché un obiettivo chiaro Russo ce l’ha. Usare quei terreni come discariche per rifiuti tossici. Marco, grazie al suo fiuto investigativo e ai piccoli aiuti di Vincenzino, un ragazzino del posto tanto sfrontato quanto coraggioso, intuisce il distruttivo business che sta per abbattersi su quella sfortunata terra e ingaggia con Russo una sfida che, alla resa dei conti, finirà per impegnarlo per quasi due decenni.
Anni in cui trova l’amore di Maria (Elena Tchepeleva), una simpatica ragazza dell’est che sposerà e da cui avrà una figlia, Martina. Anni in cui le indagini di Marco proseguono solo grazie alla caparbietà sua e a quella del suo piccolo gruppo di affiatati colleghi. Ma non è facile indagare su un uomo come Russo, ricco di mezzi finanziari ma soprattutto ricco di relazioni nella pubblica amministrazione, nella politica, nell’economia e anche nella magistratura. Un uomo che realmente controlla il suo territorio. Indagini, intercettazioni appostamenti, tutto confluisce in un rapporto di 250 pagine e in allegati racchiusi in ben settanta faldoni. Anni di lavoro investigativo che Giordano sente di dover portare a termine specie dopo la morte per tumore di Vincenzino. La causa? Quelle discariche che si stanno mangiando la terra, l’acqua e l’aria. Si sono mangiate Vincenzino, si sono mangiate intere comunità e ora si stanno mangiando il corpo di Marco. Lui ha fatto la sua scelta. Far incriminare Russo e interrompere i suoi sempre più lucrosi e imponenti traffici.
IL CAST
Oltre Giuseppe Fiorello che sarà Marco Giordano, ci sono nel cast anche Massimo Popolizio (Gaetano Russo), Elena Tchepeleva (Maria Kaminksi), Alessandro Riceci (Rino Mastropalo), Salvio Simeoli (Lucio Papa), Stefano Alessandroni (Alessio Bonfiglio), Mario Sgueglia (Michele Leone), Paolo Briguglia (Giovanni Cattaneo), Biancamaria D’Amato (madre Vincenzino), Antonio Milo (Sebastiano Ajello), Vincenzo Pirrotta (Antonio Pomarico), Luigi D’Oriano (Vincenzino Abate), Giulia Salerno (Martina Giordano) e con Maddalena Crippa (Giuliana Valente).
Musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi edizioni musicali Rai Com.
LEGGI ANCHE: CAST E STORIA DELLA FICTION CON BEPPE FIORELLO
LEGGI ANCHE: ANTICIPAZIONI DELLA PRIMA PUNTATA IO NON MI ARRENDO
LA NOTA FIRMATA DA GIUSPPE FIORELLO
«Quando per la prima volta mi hanno raccontato la storia di Roberto Mancini, d’istinto ho provato rabbia e commozione nello stesso momento. Due sentimenti opposti che all’interno di questa avventura umana si alimentano a vicenda. Rabbia, perché la storia di Mancini è piena di ingiustizie, di imperizie, di silenzi, di valutazioni volutamente sbagliate. E’ impossibile non indignarsi di fronte alla mancanza di dedizione e vocazione alla giustizia da parte di certi organi dello Stato che avrebbero dovuto sostenere Roberto sin da subito nel suo lavoro, collaborando a un’indagine che avrebbe potuto – fin da allora – smascherare un piano scellerato, criminale e irresponsabile. Invece lo hanno lasciato solo. E’ impossibile non arrabbiarsi di fronte all’ignoranza di chi avvelena la terra sulla quale far crescere i propri figli, solo per ottenere potere e profitto. Ed è altrettanto impossibile non pensare che se il lavoro di Roberto fosse stato sostenuto fin da subito come meritava e come era giusto, forse avremmo evitato un disastro, ed oggi vivremmo in un paese migliore, più pulito e più civile. La commozione, invece, mi è arrivata pensando alla figura di Roberto, un uomo con uno straordinario senso civile, e una totale devozione nei confronti degli altri. Un uomo che ha sempre fatto del suo mestiere una missione. Non un eroe, ma un servitore dello Stato. Come faccio sempre, prima di interpretare un ruolo, ho provato a capire se c’era un buon motivo per raccontare questa storia e che messaggio avrei lasciato ai miei figli. Stavolta non potendo confrontarmi direttamente con il personaggio interpretato, ho immaginato il suo sguardo, la sua forza, la sua determinazione, e per fare questo è stato importante conoscere la sua famiglia. Monika, la moglie, è stata un’amica cara e disponibile, attenta e sensibile verso il mio lavoro. Mi ha dato la massima fiducia, regalandomi tanti consigli e tanti particolari che mi hanno aiutato a interpretare suo marito. Anche conoscere la figlia di Roberto Mancini, una ragazza dolce e determinata come il padre, è stato importante. Sono certo che sarà lei a continuare da dove lui ha lasciato. Sono certo che sarà capace di riscattarlo. Un giorno è venuta a trovarmi sul set la madre di Roberto, una donna forte e simpatica che porta ancora nel cuore un peso enorme, perché è consapevole di aver perso un figlio per il solo fatto che faceva bene il suo dovere. Perché questa è la verità: lui aveva scoperto qualcosa che non si poteva dire, qualcosa che dava noia a troppe persone. Per questo è stato lasciato solo, e per me è stato un onore ridare vita a un grande uomo e rivelare a tutti una storia insabbiata che avrebbe potuto fare luce sul più grande disastro ecologico del nostro paese. Lo stesso fanno queste pagine, scritte in punta di penna, che da un lato raccontano la vita del «poliziotto comunista» e dall’altro scoperchiano alcuni aspetti di una realtà inedita e sconvolgente: il silenzio delle istituzioni e l’assenza dello Stato. Un testo che contiene anche una bellissima lettera dello stesso Mancini; il principio di un libro che aveva cominciato a scrivere poco prima di lasciarci e che oggi diventa l’inizio di questo importante lavoro degli autori. Roberto diceva la verità, per questo è morto, stroncato da una malattia ma prima ancora di questo lo ha ucciso l’indifferenza, la connivenza e l’omertà di quegli uomini senza anima, senza fede, legati a giri di interessi che non guardano in faccia a nessuno. Come tutti i grandi martiri che hanno voluto bene all’Italia, Roberto è morto per noi e deve stare tra le eccellenze del nostro Paese, perché è una bandiera della legalità e dell’onestà civile, ed ha dimostrato che ci sono valori per affermare i quali vale la pena di andare avanti contro tutto e tutti, a qualsiasi costo. Questo è ciò che lascio ai miei figli. Anzi, questo è ciò che lascia loro Roberto Mancini».
Grazie rai 1…GRAZIE a Mancini e alla sua famiglia. .Sono uomini come lui che rendono grande il paese Italia. Grazie anche a Fiorello che interpreta sempre ruoli che fanno crescere. Alla famiglia dico: SIATENE FIERI.
GRAZIE ROBERTO MANCINI DI ESSERE ESISTITO E DI ESSERE STATO IL MODELLO DA SEGUIRE DA TUTTI