Rai Due in cerca di ascolti: una rete da format-tare?

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Ilaria Dallatana Rai Due

Un dinamico duo per la rete che più di tutte ha perso smalto in questi dieci anni. Su Rai Due l’uomo che viene dall’Orto ha giocato forse la sua partita più ambiziosa scegliendo due manager di comprovata esperienza e con un curriculum europeo. Per risollevare la seconda rete ci vuole una scossa forte, va rifondata tutta la perduta identità di una rete che un tempo veniva identificata come la rete dei più giovani e che nel corso degli anni ha visto l’inesorabile emorragia degli ascolti e soprattutto perdere di nitidezza rispetto alla sua missione.

RAI DUE

A chi si rivolge Rai Due? La mattina con Guardì sembra clonare Rai Uno con addirittura qualche bonus che sull’ammiraglia non viene concesso come ad esempio la possibilità di cucinare a poca distanza da Antonellina regina delle padelle.
Nel primo pomeriggio “Detto Fatto” ha avuto il merito di aver portato il mondo dei tutorial sulle reti generaliste. Meglio tardi che mai ma non per i risultati che, a parte nei bollettini ufficiali votati al trionfalismo, non hanno mai fatto gridare al miracolo ma almeno sono passati i tempi della corsa fratricida con Rai Uno. La sera invece è il territorio per eccellenza dei telefilm e bisogna dare atto che dal punto di vista degli acquisti, conoscendo la disastrosa situazione economica della rete e dell’azienda in generale, Rai Due ha un’offerta di prime visioni davvero invidiabile, salvo poi promuoverle in maniera terrificante. Sarebbe da prendere ad esempio la rete che più si candidava, almeno un tempo ad essere il suo competitor naturale, Italia 1. La promozione che fa delle sue serie tv segue il modello “circo che arriva in città”: una sorta di rullo compressore, una reiterazione massiccia che alla lunga, ma neanche poi tanto, sortisce l’effetto “Oh! Ma quella è la serie più seguita di tutti i tempi, ha vinto 8 Golden globe e anche gli Emmy”. E  poco importa se non si sa bene di preciso cosa siano e non si sia mai vista la serata della premiazione: l’effetto annuncio, tanto caro alla politica, non sbaglia mai, c’è ancora chi è convinto che in Italia i ristoranti siano pieni e la crisi è stata inventata da simpatici rapaci detti gufi. Torniamo al dinamico duo: Dallatana Canetta, talmente indissolubile che potresti pensare ad un doppio cognome nobiliare. A queste due donne, il cui scheletro è stato forgiato nelle fonderie Mediaset e che hanno avuto il coraggio di fondare nel 2001 una casa di produzione insieme a Giorgio Gori, uno dei direttori più brillanti della tv commerciale riuscendo ad imporsi nel panorama della produzione televisiva, il compito di ridare a Rai Due un volto. Non basta “The voice” o i programmi di Marco Giusti a farne la rete “ggiovane”: va rinnovato o, meglio, costruito il parco macchine: allo stato attuale l’unico “volto” della rete è Nicola Savino. Certo, spulciando tra la lunga lista di format prodotti, non è che ti vien voglia di sorridere più di tanto: l’impronta culinaria di Chef più o meno master, i menù di Benedetta e le cucine infernali è molto forte, poi c’è il settore docu-soap, quello dell’intrattenimento dove spicca giusto “Pechino express” che ha avuto il merito di riportare lo share a due cifre su di una rete ridotta al lumicino. Ma è anche vero che le due manager potrebbero, almeno per i primi tempi, penalizzare la società da loro fondata proprio per evitare dicerie, mugugnii, e quant’altro. Siamo speranzosi insomma e solo una cosa temiamo e non vorremmo davvero vedere: che Rai Due si trasformi definitivamente ed esclusivamente in una rete insopportabilmente “milanese”: una rete, e purtroppo abbiamo già sentito pronunciare questa frase, “rivolta ai professionisti”… Che in una realtà economica fatta di disoccupazione e di partite Iva che chiudono suona ferale come obiettivo.

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Bob