Rai Uno, Bruno Vespa non farebbe ascolti neanche con il figlio di Satana

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Bruno Vespa a Porta Porta
Bruno Vespa a Porta Porta

Cosa deve fare Bruno Vespa per tornare ai fasti di un tempo? Il dramma interiore di questo giornalista sul viale del tramonto è sotto gli occhi di tutti. Mercoledì ha provato a fare il botto con il figlio di totò Riina ma l’intervista che ancor prima di andare in onda aveva già scatenato il putiferio porta a casa un misero 14%: un milione e 181mila spettatori hanno assistito al funerale del giornalismo. Il marroncino Vespa, che sembra ormai la versione “granny” di Carlo Conti, avrà pensato al colpo del secolo invitando a promuovere il suo libro il figlio del “capo dei capi”. Perché questo è andato in onda, mica un’intervista: una domanda degna di questo nome non è stata rivolta.

LA BUCCIA DI BANANA – L’azienda che ancora per un mese è legittima concessionaria del “servizio pubblico” sempre attenta a produrre contenuti che interessino la società civile, che non offendano la sensibilità neanche della minoranza più microscopica, che interrompe la normale programmazione per celebrare anche la giornata dei millepiedi che hanno l’alluce valgo scivola su un’enorme buccia di banana e va  a finire in un immenso mucchio di letame. Eh si, mercoledì 6 aprile passerà alla storia per essere il giorno in cui Bruno Vespa ha avuto ospite a “Porta a Porta” il figlio di Totò Riina. E’ curioso che proprio nel momento in cui il Pd vive un momento di foschia, in cui è minacciato di sfiducia dai 5 stelle come dal centro destra (quello che ancora non è passato dalla sua parte), sia sfuggita di mano proprio una cosa del genere. A un uomo così attento alla comunicazione come Matteo Renzi non deve aver fatto piacere vedere la dirigenza insediatasi col suo placet commettere una cappellata così grossolana e infatti è subito partito un divertentissimo valzer dell’ipocrisia: il presidente Maggioni di dissocia, l’uomo Dall’Orto dopo aver comunque dato il via libera insieme al neo mega dirigente editoriale Verdelli adesso fa un passo indietro dichiarando che dal prossimo anno ci sarà maggiore attenzione, un vero e proprio controllo editoriale preventivo per scongiurare casi del genere. Per un attimo abbiamo temuto che frullassero Fabiano il giovane che in questo bailamme viene citato come il due di bastone quando a briscola c’è coppe.

IL DUBBIO – Ma scusate questa cacchio di pseudo intervista chi l’ha autorizzata? E soprattutto, chi volete prendere in giro? La sorella di Falcone intervistata in radio tira giustamente in ballo il fatto che la mafia, che vive di segnali e di codici, ieri è stata formalmente invitata in TV senza che le venisse fatta una domanda vera, quasi una sorta di accreditamento nel salotto buono, riportando indietro di anni la lotta alla maggiore organizzazione criminale d’Italia. Anche il consigliere d’amministrazione Rai Carlo Freccero definisce, sempre a rete 105, quello che è accaduto ieri nè più né meno come una “marchetta alla mafia”. L’amministratore delegato, l’uomo che dovrebbe rinnovare la Rai si è preso svariati mesi per pensare, ponderare, riflettere ma fino ad ora quello che ha assunto non sono responsabilità ma l’ennesimo, inutile, strato dirigenziale che andrà a sedimentare sugli altri pre-esistenti. “Questa è una fase di transizione” così la definisce. Ma quanto ancora deve transitare? È passato quasi un anno, per la miseria e di fronte alla più evidente e inopportuna delle mosse lui si difende così: “Dopo un confronto con il direttore editoriale dell’informazione Rai Carlo Verdelli, lui ha ritenuto che fosse giornalisticamente difendibile e potesse contribuire al dibattito sulla mafia». Ah certo un contributo alla mafia è stato dato eccome: lo ha rilevato il Presidente Maggioni: «Dall’inizio alla fine è stata un’intervista da mafioso, quale è il signor Riina». Se fosse accaduto sotto il governo Berlusconi una cosa del genere ci sarebbe stata la rivoluzione, le barricare, le fiaccolate, i girotondi, gli intellettuali di sinistra a sgolarsi e a urlare slogan. La vera grande novità della gestione Renzi in Rai è proprio questa: da un lato esistono pile di documenti che regolamentano fino all’ultima virgola la presenza di un ospite invitato, che non deve essere imparentato, affine e magari nemmeno amico di Facebook con nessuno dei 13000 dipendenti Rai, che non deve aver nemmeno mai pensato di votare per il referendum sulle trivelle e che non ha nemmeno un’amante che pensa di partecipare alle prossime elezioni amministrative, ma se vuoi invitare salvo Riina a parlarti del suo libro… BEH! PUOI FARLO!!!

Bob