A tu per tu con Kaspar Capparoni: fiction, teatro e il grande amore per i cani

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Kaspar Capparoni

A volte il ruolo di cattivo, altre volte quello del  buono. Da “Solo per amore” a “Rex”, passando per “Incantesimo” e “Capri”. Lo abbiamo ammirato anche in “Elisa di Rivombrosa” e “Donna Detective”, e in due programmi Rai come “Ballando con le stelle” (ha vinto in coppia con Yulia Musikhina due volte) e “Tale e quale show”. Ma, qualunque cosa fa, Kaspar Capparoni regala sempre un’interpretazione intensa e dinamica, che mette in mostra la sua grande formazione.

Nato a Roma, ma ora vive a Cerveteri, ha esordito a 18 anni in teatro lavorando con Giuseppe Patroni Griffi, ma anche nei film di Dario Argento, Alberto Bevilacqua e Carlo Vanzina.

E proprio questa sua enorme esperienza cercherà di trasmetterla a chi vorrà frequentare la scuola di teatro che dirigerà a Ladispoli. Domenica, infatti, ci sarà un open day al Dipartimento di Teatro della Profession Dance, con ingresso libero, dove saranno presentati  i corsi che partiranno ad ottobre. Ed è proprio Kaspar Capparoni a raccontarci di questo nuovo progetto e di quando lo ritroveremo come protagonista di fiction e serie tv.

Ci spiega nel dettaglio l’obiettivo di questa scuola e come sarà organizzata?

«Si tratta di una scuola i cui corsi si svilupperanno in due anni, ed è aperta sia agli adulti che ai bambini. Corsi di recitazione, dizione, fonetica, movimento scenico, improvvisazione, stunt, canto, scherma (importante per sapersi muovere e utilizzare le armi in scena, ndr) e i gruppi di perfezionamento professionale. Il secondo anno ci saranno delle specializzazioni, con l’aggiunta dell’elemento audiovisivo. Prima di tutto ci vuole una base teatrale, poi si può passare ad altro. Lo scopo è quello di fare un percorso personale, ma non solo per fare teatro, ma per imparare come ci si pone davanti agli altri, come muoversi e comunicare. Poi chi vuole ne farà anche una passione o professione».

Specifichiamo che si tratta di una vera e propria scuola…

«Assolutamente sì. Qui non si tratta di talent o altro. Si fa un percorso, si impara a cantare e a recitare. Chi vuole fare il mestiere di attore deve fare gavetta e lavorare molto. L’arte è una cosa seria, è un mestiere da maratoneta non da centometrista, e io voglio donare agli altri la mia esperienza. Invito tutti a venire a vedere e a conoscere i corsi, a giocare a fare teatro, perchè sono sicuro che poi quando si andrà a vedere uno spettacolo si avrà un rispetto diverso conoscendo il lavoro che c’è dietro».

Perchè ha scelto proprio Ladispoli?

«Vivo a Cerveteri, e amo la provincia e il suo fermento. Sono cresciuto a Roma, anzi direi che sono romano da generazioni, ma la capitale è abusata.  Con Roma ho un rapporto di odio e amore, fa male vederla ridotta così, quando invece potrebbe campare di turismo. È un museo a cielo aperto, ed è un peccato non sfruttarlo. Perchè Ladispoli? È facilmente raggiungibile con il treno, il corso si terrà vicino la stazione e quindi chiunque può arrivarci senza troppe difficoltà. Mi piace l’idea di portare una cosa nuova in un posto nuovo, e questo è quello ideale, ha tutto. La provincia consente anche di fare corsi a cifre adeguate, in fin dei conti noi vogliamo far innamorare la gente del teatro. Sono entusiasta e non vedo l’ora di cominciare, inoltre con me ci saranno davvero tanti professionisti».

E quali sono i suoi progetti per il futuro? Quando la rivedremo in tv?

«Ci sarà una sorta di seconda serie di “Solo per amore” e poi parteciperò a una serie internazionale. Insomma ci sono dei progetti che definirò in estate».

Lei non si tira mai indietro e ha partecipato anche a due show…

«Mi sono serviti per fare esperienza, ho ballato, cantato e interpretato personaggi. Ho proposto al pubblico artisti del passato, evitando di fare imitazioni o parodie. Sono stati esercizi utilissimi per un attore».

Lei ama molto i cani, ha dei pastori svizzeri e poi ha recitato con un bel pastore tedesco. È stato difficile?

«Recitare con i cani e anche con i bambini è una cosa difficilissima, perchè loro diventano protagonisti con poco e non è sempre facile assecondarli. Bisogna essere umili, non egocentrici e non tutti si sanno adattare. Io personalmente mi trovo bene e mi piace».

Come vede il futuro del cinema italiano?

«Prima di tutto manca linfa vitale, testi e attori. Si va avanti ancora con molto teatro di repertorio, si attinge a quello inglese e francese, ma non dobbiamo perdere la nostra eredità che è importante. Non c’è mercato di cinema in questo momento da noi, ci siamo persi tante cose, anche l’originalità, lo spessore del passato, grandi attori e produttori. Bisognerebbe investire per tornare a fare qualcosa di grande qualità».

Gianna De Santis