E finalmente il Campo Dall’Orto pensiero si manifestò rispondendo alle domande dei parlamentari in Commissione di Vigilanza nel prosieguo dell’audizione iniziata ieri. «Abbiamo avviato, sin da subito – ha spiegato –, un profondo piano di riorganizzazione della struttura aziendale Rai e, proseguendo nell’azione già avviata dalla precedente direzione generale, abbiamo innovato in modo sostanziale con interventi che hanno interessato, in misura diversa, oltre 1700 persone, più del 15% della struttura Rai».
LA RIVOLUZIONE DI CAMPO DALL’ORTO
Una vera e propria rivoluzione, secondo Campo che ha comportato la riorganizzazione di strutture esistenti con l’abolizione di direzioni talora confluite in altri contesti organizzativi o con la creazione di nuove direzioni quali Digital, Security and Safety, senza contare gli affidamenti a nuovi incarichi. Insomma tutto fuorché tagli o licenziamenti perché in questo piano, ancora agli inizi, «abbiamo cercato di lavorare per individuare la migliore collocazione possibile per le risorse interne» con ben 680 persone assegnate ad altri incarichi definitivi o temporanei. Di questi, 44 dirigenti, tra cui 13 direttori, e 51 giornalisti, dei quali 7 direttori hanno cambiato ruolo. Ma visto che non è stato possibile «individuare internamente risorse con le competenze in grado di assicurare la discontinuità necessaria per la realizzazione del piano industriale abbiamo individuato professionalità esterne». Che in soldoni vuol dire che si è provveduto ad altre assunzioni o consulenze rimescolando un po’ il calderone Rai con spostamenti da una parte e dall’altra che in termini di bilancio vuol dire somma zero risparmi. Il tutto condito da termini quali “job posting” o “chief financial officer” che hanno sicuramente trovato l’immediata comprensione dei parlamentari della Commissione avvezzi, come noto, alle terminologie aziendali anglosassoni. Più in generale il direttore generale della Rai spiega che «noi ci siamo mossi nella duplice direzione di rendere flessibile l’area dell’offerta affinché chi verrà dopo di me tra un paio d’anni possa, a sua volta, intervenire rapidamente per adeguarla ai cambiamenti di mercato nel frattempo intervenuti». Affermazione che qualche maligno ha interpretato come la profezia di durata del dg. Poi ha spiegato che «alcune risorse – gente in carne e ossa – prevalentemente in area editoriale, sono state inserite con contratti a termine, mentre gli altri dirigenti inseriti sono stati assunti con contratto a tempo indeterminato da dirigenti di prima nomina con tutele contrattuali notevolmente inferiori rispetto a quelle che avevano nelle aziende di provenienza, dal momento che le tutele sono legate all’anzianità aziendale». Tutto bene: Campo assume, trasferisce ma non spiega i superstipendi dei dirigenti che arrivano a 310 mila euro anno e soprattutto non accenna al suo che raggiunge i 650. Ma Campo sente il fiato sul collo dei pagatori di canone e propone un codice di autoregolamentazione sugli stipendi della Rai, che essendo una cosa delicata ci vorranno settimane per farlo. Infatti per evitare contenziosi per lo più a perdere «dobbiamo negoziare con le persone a cui facciamo le proposte» quindi nell’arco di poche settimane «andremo a presentare la proposta anche in consiglio (cda Rai, ndr)».
A RISCHIO 3000 DIPENDENTI
La nostra personale esperienza dei dirigenti pubblici, ad esempio delle municipalizzate capitoline, ci parla di una riduzione accettata del 10% degli stipendi, se poi quel fenomeno di Campo schioda di più tanto meglio per lui che comunque la tradizionale “mossa” alla napoletana l’avrà pur fatta. Resta da capire, invece, quali siano i criteri di efficienza e produttività che giustificano la pletora di dirigenti Rai super pagati e magari ancora dotati di auto di servizio. Ma Campo Dall’Orto è un creativo, non un project manager e tanto meno un esperto di processi organizzativi anche perché c’è rischio che 3000 dipendenti debbano fare gli scatoloni come già insinua qualcuno. Che se succedesse si scatenerebbe l’ira dei vari sponsor politici lottizzanti e lottizzatori, compresi i grillini che di Mamma Rai hanno pur sempre bisogno.
Lucignolo