A 56 anni di distanza, la Rai celebra un programma che ha segnato un’epoca, un programma che ha segnato la storia della Rai stessa. Con la fiction C’era una volta Studio 1, in onda il 13 e 14 febbraio si racconterà il dietro le quinte e le scene di un programma ormai diventato una icona della televisione italiana.
Allo stesso tempo si racconterà anche uno spaccato della società degli anni ’60 che, dopo le rovine della Seconda Guerra Mondiale provava a risollevarsi e grazie anche alla televisione tornava a sognare.
Una fiction, quella prodotta da Rai Fiction e Lux Cine che, attraverso la storia di tre donne, ci porterà dietro le quinte del varietà che ha lanciato personaggi storici, uno tra tutti Mina.
I PROTAGONISTI – Le tre protagoniste Giulia (Alessandra Mastronardi), Rita (Diana Del Bufalo) ed Elena (Giusy Buscemi) sono tre ragazze che entrano nel mondo della Rai. Giulia, 25enne destinata a un matrimonio con Andrea, giovane ingegnere, decide di ricercare se stessa e cercare un posto di lavoro nel servizio opinioni Rai; Rita, madre single, sogna di fare la cantante ma si dovrà accontentare di fare la sarta; ed Elena, ballerina determinata a diventare una stella del varietà.
Intorno alle loro storie ruotano quelle degli altri personaggi, da Lorenzo (Domenico Diele) – giovane programmista Rai – a Stefano (Andrea Bosca), direttore del corpo di ballo; e sino agli storici protagonisti di Studio 1 come Antonello Falqui (Edoardo Pesce), Guido Sacerdote (Simone Gandolfo), Bergamini (Enrico Ianniello) braccio destro del direttore Bernabei, i consiglieri Rai Bocci e Mariotti (Giampaolo Morelli e Antonello Fassari) che proveranno a bloccare il programma. La regia è affidata a Riccardo Donna.
LE DICHIARAZIONI – «A quell’epoca – spiega Matilda Bernabei della Lux Video durante la conferenza di presentazione – avevo sette anni e in casa sentivo parlarne di Studio 1 e qualche volta riuscivo a sgattaiolare dal letto e vedere le immagini. Dopo molte richieste con mio padre Ettore Bernabei riuscii ad andare negli studi. La presenza di mio padre che andava alle prove dava questo senso di ricerca dell’eccellenza e quindi Studio 1 ha avuto per me un inizio, una prima volta in cui respiravo l’aria della tv e capivo che quella magia poteva diventare realtà».
«Studio 1 – spiega Eleonora Andreatta – fa parte di un percorso in cui la Rai vuole raccontare il nostro paese e la strada che ha portato allo sviluppo di questa Italia. Per noi è un grande orgoglio perché per la prima volta raccontiamo quella che è la Rai delle origini e il varietà, quella televisione che improvvisamente, il sabato sera, entra in casa degli italiani e li coinvolge. Mito incarnato nel corpo di Mina e del balletto, cuore e fulcro di quella televisione in cui le regole del successo sono valide sinora. Una seconda linea narrativa – continua la Andreatta – è quella del dietro le quinte, di chi veramente faceva il programma e di Ettore Bernabei, che quella Rai ha fatto. Racconta anche la storia delle ragazze che cercano di partecipare al mondo della televisione».
Paolo Pizzi