Liberamente tratto da una storia vera, la mini fiction I fantasmi di Portopalo con Beppe Fiorello – che andrà in onda il prossimo 20 e 21 febbraio – racconta l’esperienza vissuta da Salvatore Lupo che, la vigilia di Natale del 1996, si trovò di fronte a uno dei più grandi naufragi successi sino a quel momento: 300 ragazzi di origine indiana e pakistana provarono a raggiungere l’Italia con le prime “carrette del mare”. Un fatto questo che coinvolse tutta la comunità dei pescatori di Portopalo, che all’inizio, per paura e omertà, provarono a nascondere il problema, sino a quando lo stesso Salvatore Lupo, che nella fiction si chiamerà Salvo Ferro (Beppe Fiorello), deciderà di raccontare la storia e di portarla a conoscenza dell’Italia intera.
Prodotta da Rai Fiction e Picomedia con la regia di Alessandro Angelini, I Fantasmi di Portopalo si basa sull’omonimo racconto di Giovanni Maria Bellu. A presentare la serie la direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta, Beppe Fiorello, il protagonista della storia Salvatore Lupo, il regista Alessandro Angelini e l’attore Giuseppe Battiston.
«Questa storia – commenta la Andreatta – rientra a pieno titolo nelle storie importanti che Rai Fiction e Rai Uno hanno deciso di raccontare. Queste sono storie di eroi e persone che hanno fatto una scelta etica nella vita, di figure istituzionali, di persone che hanno portato avanti sino in fondo il loro compito. Qui – continua la direttrice di Rai Fiction – si parla di un comune cittadino che nel momento in cui si è di fronte a una scelta, la porta avanti sino in fondo con coraggio. Il coraggio è quello di dare sepoltura a chi non ha giustizia e poter punire i colpevoli. Noi possiamo raccontare queste storie grazie anche a Beppe Fiorello, che nel corso degli anni ha scelto di interpretare storie che sono sempre più complicate, un tema delicato per il nostro paese, quello dei migranti, e Beppe ha scelto di regalare la propria notorietà per farsi veicolo di cose simili».
A raccontarci la sua esperienza è stato lo stesso Giuseppe Fiorello, che ha cercato di rivivere i momenti vissuti durante le riprese. «Per molto tempo – commenta l’attore – ho inseguito questa storia. Dieci anni fa scoprii il libro e poi ho deciso di raccontare la storia. Forse se avessimo gestito meglio quel momento non avremmo assistito negli anni a tante altre tragedie. Gli stessi portopalesi hanno subito un naufragio dell’anima. Avevo capito che questa storia la portavano avanti come un peso. Quella dei siciliani – prosegue Fiorello – non fu reazione di omertà ma di paura, quella di gestire una cosa molto grande, senza una mano dalla società. Adesso la Capitaneria di Porto è più presente, in quell’epoca non eravamo abituati a quel flusso migratorio».
Una storia, quella dei fantasmi di Portopalo, che entra dritta nell’attualità dei giorni nostri, di una società che invece di includere si chiude in se stessa, come ci spiega lo stesso Fiorello. «Io – chiude il popolare attore – sono contro una gestione dell’immigrazione fatta di muri e blocchi, ma una soluzione non ci sarà mai se ognuno accusa l’altro. Per me l’immigrazione va gestita meglio, come ad esempio sta facendo il sindaco di Riace, che ne fa un valore economico. Ci sono persone che hanno dimostrato che l’immigrazione non è un problema se gestito bene. Le mafie e le camorre si nutrono di persone che girano senza una meta in questo paese. Più che dell’immigrazione dobbiamo aver paura della politica che non sa gestire questo problema».
Paolo Pizzi