“Il brutale omicidio del clochard palermitano Marcello Cimino, bruciato vivo nella notte mentre dormiva, mi lascia senza parole e mi colpisce profondamente. Il mio cordoglio e la mia vicinanza alla famiglia e un appello alle Forze dell’Ordine e alla magistratura: la bestia che ha ucciso Marcello sia assicurata subito alla giustizia e gli sia inflitta una pena esemplare. Un crimine vigliacco, mostruoso e disumano come questo non deve rimanere impunito”. Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Una fiaccolata in ricordo di Michele Cimino, il clochard arso vivo a Palermo, si terrà domani sera alle 20. Un corteo silenzioso si muoverà da Piazza Cappuccini fino a raggiungere la Missione San Francesco, dove è avvenuto l’omicidio. Il sindaco Leoluca Orlando, che ha fatto esporre le bandiere a mezz’asta sui balconi del Palazzo Comunale, invita i cittadini a partecipare con un gesto di ribellione pacifica e silenziosa. Profondamente indignata si dice anche Giusi Scafidi, presidente della Quarta Commissione Consiliare alle Politiche Sociali: “Un dramma che colpisce tutti – dice – anche i volontari che ogni giorno lavorano nel silenzio accanto agli ultimi. Insieme, cittadini ed istituzioni, per costruire una citta’ a misura d’uomo, per dire no alla violenza verso i piu’ deboli, per affermare, con la forza del raccoglimento e del silenzio, il diritto alla vita”. Intanto lunedì prossimo 13 marzo riaprirà il portone della Missione di San Francesco che assiste senza tetto e indigenti.
La vicenda del clochard morto a Palermo dopo essere stato dato alle fiamme ha un precedente che risale a circa due anni fa. Il 12 aprile 2015 in via Trieste, non distante dalla stazione centrale, alcuni balordi appiccarono il fuoco ad un cumulo di rifiuti. Nei pressi della spazzatura dormiva sotto una coperta un senza tetto, Andrea Cangemi, di 62 anni. Le fiamme lo avvolsero ma alcuni passanti chiamarono tempestivamente i vigili del fuoco e i sanitari del 118 che lo trasportarono nel reparto grandi ustioni dell’ospedale Civico dove fu salvato dai medici. Le indagini condotte dai carabinieri non riuscirono ne’ ad identificare gli autori del gesto ne’ ad accertare il reale obiettivo del raid, se cioe’ i responsabili fossero intenzionati solo a dare fuoco alla spazzatura o anche al clochard.
“Solo un mostro può bruciare viva una persona. Spero che lo prendano al più presto. Questo mostro ha lasciato due ragazzine senza un padre”. E’ lo sfogo di Iolanda, la moglie di Marcello Cimino, il clochard di 45 anni bruciato vivo la notte scorsa mentre dormiva nel suo giaciglio sotto i portici della missione dei cappuccini. La donna è arrivata con le sue due figlie sul luogo dell’omicidio. Racconta che la vittima “aveva una casa in cui vivere, un alloggio popolare al villaggio Santa Rosalia, ma da tempo aveva deciso di vivere qui dai cappuccini dove si trovava bene”. Se ne era andato lui di casa un anno e mezzo fa “perché aveva qualche vizio – racconta la moglie tra le lacrime – e aveva preferito andare via per il bene della famiglia”. Ma continuava ad avere rapporti con la moglie e le figlie, sopratutto con le due ragazze, entrambe minorenni.