Perché Fedez ha pianto alle Iene: scherzi, meme e tribunali mediatici

Il rapper coinvolto (per finta) in una storia di bagarinaggio dall'amico e socio J-Ax

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Domenica 12 marzo è andato in onda su Italia 1 un servizio delle Iene che ha provocato il pianto a dirotto di quello che è forse il rapper italiano più conosciuto del momento: Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez. Responsabile di quelle lacrime, il suo amico – Tu quoque, Brute – e socio J-Ax, col quale si sta attualmente esibendo fianco a fianco nel tour “Comunisti col Rolex”. Il celebre fondatore degli “Articolo 31” gli aveva infatti organizzato uno scherzo, con la complicità di Matteo Viviani delle Iene, facendogli credere di essere coinvolto in una inchiesta giudiziaria sul bagarinaggio dei biglietti online, il cosiddetto “secondary ticketing”. Messa in scena assolutamente plausibile, visto che proprio le Iene avevano di recente trattato questo fenomeno che, di fatto, rappresenta un vero e proprio imbroglio, a danno dei fan, con cui si specula sulla differenza tra il prezzo ufficiale del biglietto e quello venduto dai bagarini.

LO SCHERZO DI J-AX E DELLE IENE CONTRO FEDEZ

A dare il via allo scherzo era stato un altro insospettabile complice, l’avvocato di Fedez, che aveva chiamato il rapper al telefono per informarlo dell’avvio di un preoccupante provvedimento giudiziario. La magistratura, gli aveva raccontato, aveva bloccato la metà dei biglietti venduti per le date di Milano, Torino e Roma del tour “Comunisti col Rolex” per un caso, appunto, di secondary ticketing. Responsabile di quel bagarinaggio illegale sarebbe stato il manager di Fedez, Clemente Zard (altro complice), che avrebbe venduto circa 16 mila biglietti ai bagarini online.

Mentre il collega J-Ax aveva iniziato a ripetere in continuazione la frase nonsense «Io non ci sto dentro», Fedez, sempre più preoccupato, aveva subito provato a chiamare Zard, ma senza fortuna, ricevendo dal produttore soltanto dei messaggi vocali totalmente disinteressati alla vicenda. Il rapper aveva quindi telefonato alla madre, sua manager, per avvisarla della situazione. Ma l’atteggiamento conciliante della donna lo aveva fatto infuriare ancora di più. Dulcis in fundo, puntuali come un orologio svizzero, in quel momento avevano fatto irruzione quelli delle Iene che, con l’immancabile telecamera d’assalto di ordinanza, avevano iniziato a incalzarlo sulla vicenda.

Colpo di grazia, alcuni documenti che l’inviato delle Iene aveva mostrato a Fedez e che palesavano le responsabilità del manager, coinvolgendo però anche lui nella vicenda. In qui fascicoli c’era scritto infatti che i biglietti erano stati venduti “con il consenso dell’artista”. Il rapper era rimasto annichilito. Era chiaro che non sapeva più cosa dire. Aveva giurato ripetutamente di essere estraneo alla vicenda, fatto un appello disperato alla telecamera. Era un uomo distrutto. Certo di essere innocente ma consapevole che le prove erano tutte contro di lui. E l’amico J-Ax? In quel momento stava forse pensando di essere stato fregato da lui e dal suo manager? E come avrebbero reagito i fan che avevano comprato i biglietti e il pubblico televisivo che avrebbe guardato quel servizio? Con quei documenti che mettevano nero su bianco le sue presunte responsabilità? In quel momento, forse vedendo che stava crollando, la Iena Viviani gli aveva rivelato che si trattava solo di uno scherzo. Ma lo stress accumulato era stato davvero troppo e il rapper era scoppiato in un pianto inconsolabile. Un misto di rabbia e liberazione. Scena che il cinismo del web aveva fatto diventare virale.

I MEME DI FEDEZ IN LACRIME E I TRIBUNALI MEDIATICI

In poco tempo, decine di meme di un Fedez in lacrime per i più disparati motivi avevano inondato la rete. Eppure, come con la storia del dito e della luna, viene da pensare che, forse, più che del fenomeno della “cattiveria” social, occorrerebbe preoccuparsi del pericolo insito in questi tribunali mediatici che, pur con le migliori intenzioni del mondo, attraverso particolari inquadrature e montaggi ad hoc, finiscono per sostituirsi alla giustizia, trasformando delle semplici tesi in sentenze senza appello. Perché, se hai la coscienza sporca, si potrebbe anche pensare che magari un po’ te lo meriti. Ma se hai la sfortuna di rimanere invischiato in qualcosa di cui non hai colpa, allora non ti resta che pregare che di lì a poco qualcuno ti dica: “Tranquillo, era solo uno scherzo”.

IL VIDEO DELLO SCHERZO

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