Amici, monologo di Roberto Saviano che racconta la storia di Sofia Righetti

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“Questa sera volevo iniziare mostrandovi delle fotografie.

Lei è Sofia. È campionessa di Sci alpino. Nel 2014 ha vinto l’oro in Slalom Gigante e l’argento in Slalom Speciale ai campionati nazionali. Queste sono le sue medaglie.

Sofia suona la chitarra elettrica, e per anni ha fatto parte di un gruppo metal che si chiamava Vodka for breakfast.

Ora è una fotomodella. Qui sta posando per un servizio fotografico sulla spiaggia.

È stata anche testimonial per un sito che promuove dieta vegana. In questa foto si vedono bene i suoi tatuaggi.

Infine, qui è in vacanza, durante il suo ultimo viaggio in Australia, pochi mesi fa.

Sono tutte foto di Sofia che raccontano la sua vita, le sue passioni, la sua personalità… Anche senza conoscerla, guardando queste immagini cosa capiamo immediatamente di lei? Che è una ragazza sportiva, energica, solare, bella, una ragazza che ama la musica, a cui piace viaggiare, a cui piacciono i tatuaggi… Questo è ciò che vediamo in queste immagini.

Ma tutti questi sono in realtà solo ritagli di varie fotografie. Ora vi mostro le foto intere…

Cosa vedete? Molto probabilmente la prima cosa che notate ora è che Sofia è in carrozzina. Anche questa è una caratteristica di Sofia. Il rischio però è che per via di questa caratteristica smettiamo di vedere tutte le altre che vedevamo prima. Cioè che identifichiamo Sofia solo come una ragazza in carrozzina, e smettiamo di vedere la Sofia atleta, la Sofia fotomodella, la Sofia appassionata di musica… Vediamo solo la disabilità. E magari qualcuno di voi avrà pensato “poverina”, cosa che prima, guardando tutto ciò che Sofia fa, non avrebbe mai pensato. Eppure lei è sempre la stessa di prima. Ad essere cambiata è la nostra visuale, il nostro sguardo.

Immaginate di essere in una casa su una scogliera. La finestra dà su un panorama stupendo sul mare, ma le imposte sono chiuse. Se non le aprite, quel panorama non lo vedrete mai. Dalle fessure potrete intravedere qualcosa, ma saranno solo dettagli. Ecco, quando guardiamo gli altri, è come se fossimo nella casa sulla scogliera, e sapete cosa rappresentano quelle imposte? I pregiudizi, i luoghi comuni, gli stereotipi che ci impediscono di vedere gli altri davvero.

Siamo abituati a pensare al disabile come a una persona che ha dei limiti, una persona sfortunata, soprattutto che non potrà mai rispecchiare i canoni di bellezza. Ma cos’è la bellezza?

Mi ha sempre suscitato un senso di oppressione pensare alla misurabilità della bellezza, perché il corpo diventa un nemico contro cui combattere. Se non hai il seno di una certa taglia, la pancia scolpita, le gambe lunghe… ti senti in difetto. Quante volte ci siamo trovati a rifiutare la parte del nostro corpo che consideriamo meno attraente?

E ho sempre trovato odioso il modo di consolare chi è insoddisfatto del proprio aspetto, quando dicono “Non c’è solo la bellezza”, o “conta ciò che sei dentro”: suonano come un ripiego… cioè non sei bello, ma avrai altre qualità.

Ma vi siete mai chiesti se ciò che viene considerato bello è ciò che ci rende davvero felici?

La risposta a questa domanda l’ho trovata nella storia di Sofia.

Quando aveva 5 mesi, le venne diagnosticato un grave problema al cuore. La dovettero operare d’urgenza. L’intervento al cuore andò bene, ma per un errore medico ebbe una lesione al midollo spinale e perse l’uso delle gambe. Lesioni come la sua nei neonati erano molto rare, per questo nessuno sapeva dire con certezza ciò che Sofia avrebbe potuto o non potuto fare con il suo corpo. Semplicemente, come fanno tutti i bambini quando crescono, imparò da sola, senza far caso ai limiti che aveva.

Per farla camminare le applicano dei tutori alle gambe, tipo quelli di Forrest Gump. Solo che tra le stampelle e i tutori, Sofia è limitata nei movimenti, si sente goffa, non si sente libera di fare ciò che vuole. Così, verso i 10 anni, non appena i medici le dicono che se vuole può passare alla carrozzina, Sofia non ha dubbi: lascia i tutori e sceglie la carrozzina. E ricorda quel giorno come il più bello della sua vita. Finalmente poteva correre, spostarsi con agilità e, cosa non meno importante, poteva vestirsi come voleva. Non ha sentito la carrozzina come una costrizione, ma come ciò che le permetteva di sentirsi libera, e quindi felice.

Sofia ribalta la prospettiva: per lei quella carrozzina non è il “nonostante” (cioè “riesce a fare tutte queste cose nonostante sia in carrozzina…”, “è bella nonostante la carrozzina…”); non è ciò che le toglie sensualità o femminilità, ma è ciò che le permette di esprimerla. In una parola, di essere se stessa.“

Roberto Saviano

C’è stato un periodo al liceo in cui pensavo che le mie gambe fossero troppo magre per i canoni della società, e le nascondevo sotto jeans da rapper larghissimi. Poi un giorno ho pensato: ma perché devo castigare così il mio corpo mettendomi ‘sti pantaloni anche con quaranta gradi all’ombra? Le mie gambe non sono “troppo magre”, ma sono snelle, leggiadre, mi permettono di nuotare e di sentire il calore del sole sulla pelle. E così ho iniziato a valorizzare le mie gambe, con minigonne e micropantaloncini da far impallidire Lady Gaga. Io sono così e questo è il mio corpo, e se a qualcuno non va bene, è un problema suo.

Avrete sicuramente sentito parlare delle sirene… Le sirene sono creature di una bellezza straordinaria, dotate di una femminilità sublime e capaci con il loro fascino di sedurre qualsiasi essere umano. E hanno una particolarità: una sinuosa coda di pesce al posto delle gambe.

C’è una fiaba molto nota, “La Sirenetta” di Andersen, che racconta di come una giovane sirena, innamorata di un principe umano, decide di rinunciare alla sua coda e alla sua voce in cambio di un paio di gambe, convinta così di poter sedurre il principe. Ma senza le sue caratteristiche fondamentali la sirenetta non riesce nel suo intento e il principe non se ne innamora.

Capite cosa significa? Che la sirenetta, non accettando quella peculiarità che la rendeva meravigliosamente unica, ha rinunciato a se stessa, ed ha finito con l’essere normale, banale. Io sono sicura che se il principe l’avesse vista per come era in realtà, sicuramente si sarebbe innamorato di lei.

È qui che sta il segreto dell’immenso potere seducente delle sirene: non solo vanno fiere del loro aspetto e della loro coda, ma la esaltano, e ne fanno un punto di forza. Dobbiamo essere consapevoli di quanto sia stupenda la nostra coda da sirena. Solo così saremo visti per quelli che siamo: bellissimi nella nostra interezza.“

 

Sofia Righetti