Rai, tensione nel CdA dopo la telefonata di Luigi Di Maio a Fabio Fazio. Sul tavolo anche il caso Freccero

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Fabio Fazio
Fabio Fazio

A poche ore dalla nota telefonata di Luigi Di Maio a Fabio Fazio, durante la trasmissione “Che tempo che fa”, e dopo il conseguente attacco di Carlo Freccero all’indirizzo del dg Rai, la vicenda arriva sul tavolo del consiglio di amministrazione dell’Azienda di Servizio Pubblico e fa scattare un confronto acceso tra i componenti del Cda, in primis tra Franco Siddi e Carlo Freccero, con Siddi che ha stigmatizzato il comportamento di Freccero e le sue ospitate sui canali Rai, chiedendo un codice di comportamento per i consiglieri del Servizio Pubblico.

Tutto, però, era partito dal tema caldo della telefonata Fazio-Di Maio: “Freccero – ha detto Siddi all’Adnkronos – ha lamentato che domenica non c’era il Tg1, mentre invece il Tg1 ha fatto la sua parte con uno speciale dalle 17,30 alle 20,45. Il problema semmai è nato durante il programma di Fazio che, a mio parere e a parere di tutti, ha mostrato una gestione insoddisfacente della situazione. La Rai ha l’obbligo della coesione sociale, di far capire le cose, non può fare tribune e comizi. Serve organizzarsi per il futuro. Fazio? Quella è la sua cifra. Il punto è che sarebbe stato necessario il trattamento giornalistico immediato del tema”.

Quanto a Freccero, “ho proposto un codice di autoregolamentazione per chi come noi deve essere garante del servizio pubblico e deve, quindi, astenersi dall’esternare le proprie idee politiche sulla tv pubblica”.

Franco Siddi ha infine chiarito: “Nessuno ha condannato Fazio perché lui fa un altro mestiere, e nessuno avrebbe rifiutato la telefonata di Di Maio. Il problema è che domenica sera non doveva esserci ‘Che tempo che fa’, ma o andava allestita una task force giornalistica che entrasse nel programma o si doveva modificare il palinsesto serale”.

Un codice di comportamento subito bocciato da Arturo Diaconale: “Non lo condivido nel merito e, in ogni caso – ha detto – ora sarebbe tardivo. La questione importante è un’altra. C’è un gruppo editoriale (La7 e Corriere della Sera) che fa concorrenza alla Rai e rivendica un suo ruolo di servizio pubblico perché punta ad avere i soldi del canone e Viale Mazzini presta il fianco a tutto questo. Come? Negli anni passati la Rai ha favorito questo gioco; ha consentito che Rai3 passasse di fatto a La7, mantenendo dentro la terza rete identità e personaggi vetusti da Terza Internazionale; ha svuotato Rai2 che è diventato solo un centro di acquisti e tutto ora si concentra su una rete ammiraglia dove sono Vespa e Fazio a fare l’informazione”.

“Qualunque giornalista – dice Diaconale sempre all’Adnkronos – avrebbe accettato la telefonata di Luigi Di Maio, non è questa la cosa strana, ma è criticabile aver lasciato al leader del M5s un microfono aperto senza alcun tipo di contraddittorio giornalistico. C’è chi fa le interviste in ginocchio, chi le fa in piedi, chi le fa in modo stringente. Insomma la Rai così è diventata uno strumento di propaganda elettorale ed ha spianato la strada a La7″.

Il vero servizio pubblico lo ha fatto Enrico Mentana su La7, con un confronto vero tra Giorgetti e Calenda, una discussione seria e pacata con tanto di approfondimento scientifico del professor Ainis: una pagina di tv che non ha avuto nulla a che vedere con i monologhi propagandistici a reti unificate di Salvini e Di Maio, lanciati in una occupazione televisiva senza precedenti. E gli ascolti lo hanno premiato. Quello che avrebbe dovuto fare la Rai lo ha fatto una tv commerciale”.

Lo ha scritto su facebook il deputato del partito democratico Michele Anzaldi. “È sorprendente – prosegue Anzaldi – che Di Maio, dopo aver passato la giornata senza contraddittorio insieme a Salvini a Canale 5 prima, prima dalla D’Urso e poi a Matrix, abbia avuto anche in Rai l’ennesima tribuna per parlare da solo, a “Porta a porta”.

Quella stessa Rai che domenica sera si è prestata a subire l’irruzione del leader M5s in diretta a Rai1, durante il varietà di Fazio, dove tra un’intervista al ballerino Bolle e un sketch della Littizzetto sono state lanciate quelle indegne accuse contro il presidente della Repubblica. Un’azienda fuori controllo, qualcuno pagherà per quella pagina nera di servizio pubblico? Chi ha avallato la decisione di trasformare la prima rete Rai nel videocitofono della pagina facebook di Di Maio? In Rai ci sono direttori, vice direttori, capi struttura, vice capi struttura, responsabili di palinsesto, autori e responsabili di produzione, una catena di comando costosa e infinita: nessuno si assume la responsabilità di quello che è accaduto? Un disservizio tale che verrebbe da diffondere nomi e cognomi di questi dirigenti strapagati che hanno fatto male il loro lavoro”.

“Intanto Salvini e Di Maio – sostiene ancora il deputato dem – imperversano senza contraddittorio e senza domande in tutte le fasce orarie di tutte le tv, a partire dalle trasmissioni di intrattenimento e di carattere artistico che non hanno alcuna gestione giornalistica: possibile che l’Agcom non abbia nulla da dire? Possibile che l’Ordine dei giornalisti e le associazioni professionali non abbiano nulla da dire? È normale che politici, conduttori e commentatori si diano del tu in trasmissione trasformando tutto in una grande messinscena?”.

“Fazio – riporta il sito www.primaonline.it – che in quella fascia si occupa talvolta di politica non ha gestito bene la telefonata di Di Maio” ha ammeso Mario Orfeo. “Ma il Tg1 c’è stato con un collegamento aperto dalle 15,30 alle 20,35”.

Anche secondo Rita Borioni “la telefonata di Di Maio da Fazio è stata mal gestita” e sussiste “un tema generale sulla necessità di contraddittorio che diventerà sempre più stringente con l’avvicinarsi
delle elezioni”.

“C’è stata una quadratura bizzarra”, è stata la critica elegante della presidente Monica Maggioni, che ha poi preso posizione anche sulla proposta di Siddi di un codice di autoregolamentazione dei consiglieri Rai per astenersi dall’andare a parlare di politica sulle reti della televisione pubblica. Specie in questa fase di forte cambiamento del quadro politico in cui sono tenuti ad assicurare il massimo della garanzia e della indipendenza. Il riferimento indiretto – si legge sempre sul sito www.primaonline.it – è a Freccero che viene chiamato molto spesso ad intervenire anche nei programmi della Rai e che ha replicato dicendo che si sarebbe immediatamente adeguato nel caso di un regolamento. Ma, salvo Borioni, i consiglieri hanno bocciato la proposta perchè “fuori tempo massimo”. Dello stesso avviso è stata la Presidente. “Non ci siamo dati regole all’inizio del mandato come avevo provato a fare. È difficile darcele in zona cesarini” ha stigmatizzato.