Mortobello o Portobrutto? Il programma della Clerici alla terza puntata ai minimi storici per una prima serata

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E meno male che Antonellina aveva detto, dopo la prima puntata, che si sarebbero presi provvedimenti. Se questi sono i risultati non immaginiamo cosa sarebbe potuto accadere se non ci avesse messo le mani.

Alla terza puntata è giunto il momento di tracciare una linea per questo nuovo Portobello. Abbiamo detto “nuovo”, scusate, abbiamo sbagliato, di nuovo in questo programma non c’è nulla ed è questo, forse, il primo problema.

Che bisogno c’era di riproporre dopo 20 anni un format di quel tipo? Buona parte delle rubriche al suo interno sono diventate, nel corso degli anni, programmi a se stanti che hanno per giunta compiuto la loro parabola verso l’oblio: Fiori d’arancio è diventato “Agenzia matrimoniale”, nato, cresciuto e defunto, gli inventori hanno avuto il loro momento di celebrità con “I cervelloni”, Dove sei, ha dato ispirazione a “Chi l’ha visto” e anche a “Carramba che sorpresa”, Offro Cerco non ha avuto la dignità di un programma tutto suo ma ne troviamo l’eco negli “Affari al buio” da garage o da banco dei pegni che troviamo sul digitale terrestre.

Insomma, mezza televisione degli anni 90 e successivi ha attinto a piene mani da “Portobello” senza pagare un euro di royalties al programma dal quale hanno tratto ispirazione.

E quando tutto è stato prosciugato, sviscerato, realizzato e dopo anni, anche annoiato, la Rai che fa? Lo ripropone pagandolo a peso d’oro grazie alla co-produzione con Magnolia.

Una produzione faraonica per un risultato terrificante: se la prima puntata aveva raggiunto un decoroso ma bassino 20,17% con 4.150.000, la seconda aveva già mostrato il fianco collezionando il 17% e perdendo 625.000 spettatori ma è sulla terza puntata che il fondo viene toccato: 15,52% con 3.220.000 spettatori.

Dall’altra parte Canale 5 con “Tu si que vales” porta a casa il 31,35% con 5 milioni e 530mila spettatori, 2 milioni e 300mila in più che hanno assistito a costosissimi e remunerativi break pubblicitari.

In questa Rai a trazione Teodoli, “Portobello” non è però l’unico flop targato Magnolia: c’è anche “Vieni da me” condotto dalla prediletta del direttore, Caterina Balivo, che è un altro imbarazzante flop per la rete ammiraglia con ascolti quotidiani mediamente ad una cifra.

Immaginiamo la genesi che ha portato alla realizzazione di Portobello: una stanza al 5° o al 7° piano (già, dove nascono simili operazioni?) dove il capo di turno di Magnolia viene accolto e fa questo ragionamento: abbiamo i diritti di Portobello, sì è un programma vecchio, spolpato, ma è il ritratto del pubblico che avete faticosamente costruito in questi anni, un pubblico abituato a sempre meno idee e ad una qualità sempre più scadente, sarà perfetto.

Ovviamente si tratta di una scena di pura fantasia ma il dramma è che di reale c’è qualcosa, la risposta: “Sì, facciamolo”! Peccato sia stato fatto male, svogliatamente, a tirar via insomma. Pensiamo ad esempio all’uso dei Vip, vecchie glorie che con pretesti banali giustifichino la propria partecipazione e il proprio salato cachet, per provare a far parlare il pappagallo che nel 1982 con Paola Borbone ha funzionato quindi nell’immaginario solo un Vip può far parlare l’animale. Eh già, l’animale: l’unica vera novità di questa edizione è la polemica animalista in chiave social che ha colpito la Rai per l’uso poco “politically/animalist/correct che contraddistingue inevitabilmente questi anni.

Insomma, il ritorno di Portobello è il sigillo ideale ad una stagione cominciata con il piede sbagliato e che, purtroppo, la politica non sta aiutando con il suo immobilismo sulle nomine. Con un risultato del genere il buon Enzo Tortora avrebbe quasi certamente esclamato “Big ben ha detto stop”. E siamo solo alla terza puntata.

Bob