Ma l’ad della Rai SalinI ci crede davvero al valore delle risorse interne della RAI?

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Sede della Rai a Viale Mazzini
Sede della Rai a Viale Mazzini

Per mesi giornali, televisioni, social e media tutti ci hanno fatto partecipi, in modo convulso, delle nomine Rai. Chi andava dove, chi avrebbe voluto andarci e chi, invece, non avrebbe dovuto. Un balletto infinito che quando non se ne è più parlato abbiamo goduto tutti di un profondo senso di liberazione.

Sono, però, in pochi a essersi accorti che rimaneva ancora un piccolo spazietto libero. Una cosa da nulla. Soltanto il Direttore Generale, ovvero colui che dovrebbe occuparsi del  prodotto Rai, in altre parole delle scelte editoriali della televisione pubblica.

Ai profani potrebbe sembrare un ruolo chiave e diventa, quindi,  difficile capire la ragione per cui nessuno ne parli. Perché non è così importante come sembra o perché è davvero troppo importante e le scelte di questo calibro è meglio operarle in sordina?

Una cosa non è auspicabile. Che su questo nome inizi ancora il tira e molla della lottizzazione. Un termine che sembra dimenticato, tristemente legato alle pratiche della prima repubblica, ma che in materia di Rai torna immancabilmente.

Per i fortunati che ne hanno  scordato il significato, la Treccani così lo definisce: “In senso fig. e polemico, spartizione delle cariche di maggiore potere e prestigio di un ente o di un’istituzione, operata d’intesa dai partiti (o correnti di partito, o più genericamente. da gruppi di potere) che ne hanno direttamente o indirettamente il controllo, fra persone da essi designate in base a scelte di carattere essenzialmente politico, non sempre perciò motivate sul piano della specifica competenza tecnica”.

Termine peraltro coniato dall’editorialista dei più noti quotidiani italiani Aberto Ronchey nel 1974 .

Da allora la solita acqua è passata sotto i ponti, ma  proprio per escludere che quel non nobile termine  (per dirla con la Treccani) non sia designato in base a scelte politiche, ma sul piano della competenza tecnica, speriamo  che arrivi dalle fila dei 13.000 dipendenti Rai. L’Amministratore Delegato, Fabrizio Salini è colui che dovrà occuparsi di tale nomine e sembrava ben intenzionato ad attingere dalle risorse interne tanto da aver bocciato la candidatura di Casimiro Lieto alla Direzione di Rai Uno, proprio perché dipendente di un’azienda esterna (Endemol  ndr).

Peccato che, da allora (a dar retta ai media), siano più d’uno gli esterni che hanno potuto firmare un contratto con Mamma Rai.

D’altra parte, lo stesso Salini arriva da esperienze esterne, in primis Fox e Sky, e probabilmente non conosce ancora bene il valore delle risorse interne alla Rai.

Sarebbe bello che si concentrasse su quelle, sulle loro competenze e sul know how di chi ha fatto crescere e continua a far crescere la televisione pubblica. Sarebbe bello e noi vogliamo credere che così sarà.

Dulcinea