Sean Spicer e la collezione di gaffe: l’ultima su Hitler potrebbe costargli il posto

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La gaffe di Sean Spicer
Sean Spicer

Torna a scusarsi il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer dopo la gaffe su Hitler.

Appare “contrito” ad un evento presso il Newseum a Washington e ripete: “Ho commesso un errore”.

Sul fronte professionale “ho deluso il presidente“, ha detto.

Mentre dal punto di vista personale quella di ieri “non passerà alla storia come la mia giornata migliore”.

Il direttore dell’Anne Frank Center for Mutual Respect ha detto che Trump dovrebbe licenziarlo.

Questo dopo che ieri ha detto, parlando del presidente siriano Bashar al-Assad, che nemmeno Adolf Hitler aveva usato armi chimiche contro la popolazione.

Sean SPicer e la richiesta di licenziamento

“Il presidente Trump deve licenziare Sean Spicer” ha detto Steven Goldstein, intervistato dalla Cnn.

Spicer ha dichiarato di aver fatto “un errore paragonando Assad a Hitler.

Spero che la gente capisca che tutti facciamo degli errori e che mi perdoni.

Spero di aver mostrato che capisco di aver sbagliato”.

Per Goldstein, si tratta però di scuse tardive.

“Non possiamo accettare le sue scuse, ha fatto tre tentativi prima di farle nel modo giusto” ha spiegato.

“Il problema con Sean Spicer e questa amministrazione è che non hanno il Dna della compassione e non hanno il Dna della conoscenza della storia.

Faccio parte di un popolo che ha perso 6.000 persone al giorno, morte nelle camere a gas di Auschwitz.

Anche un bambino di 11 anni sa quello che Sean Spicer avrebbe dovuto sapere”.

Le clamorose gaffe

Nonostante le scuse, il protavoce della Casa Bianca Sean Spicer è nell’occhio del ciclone, proprio perché non è nuovo a gaffe clamorose.

Lo scorso gennaio, nel Giorno della Memoria, anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, non vennero menzionatii, nella nota ufficiale, né gli ebrei né l’antisemitismo.

Trump fu ampiamente criticato da coloro che il suo portavoce definì persone “patetiche”.

Sempre a gennaio, dopo l’insediamento del neopresidente, Spicer ha ispirato sui social l’hashtag #SpicerFacts.

Questo dopo aver affermato e ribadito che la cerimonia aveva avuto il più grande pubblico della storia, nonostante le foto, gli esperti, l’audience tv e la rete metropolitana di Washington affermasse il contrario.

“Questo è stato il più vasto pubblico che abbia assistito ad un insedimento. Punto e basta!”, aveva sostenuto Spicer che a fronte delle prove contrarie aveva poi aggiunto: “A volte si può non essere d’accordo con i fatti”.

Suscitando l’esasperazione dei giornalisti e l’ironia degli utenti di Twitter, Spicer ha anche affermato che l’ordine esecutivo di Trump che blocca l’ingresso dei rifugiati da sette paesi a maggioranza musulmana non è un “divieto di viaggio”.

Interpellato su questo, Spicer aveva dato la colpa ai media: “Trump sta usando le parole che usano i mezzi di comunicazione“.

La spilla a testa in giù

E ancora. Nel mese di marzo, si è presentato alla conferenza stampa del venerdì indossando una spilla con la bandiera americana “a testa in giù” sul risvolto della giacca.

Secondo il’US Department of Veterans Affairs, una bandiera non dovrebbe mai essere mostrata con le stelle dell’Unione rivolte verso il basso “se non come segnale di terribile difficoltà o in casi di estremo pericolo di vita”.

Un giornalista in sala ha quindi chiesto: “È una chiamata di soccorso, Sean?“.

Il video

Nel mese di febbraio, Spicer ha retweetato un video del sito di satira americano The Onion che diceva: “@ruolo SeanSpicer nell’amministrazione Trump. Sarà a disposizione del pubblico americano con una robusta e chiaramente articolata disinformazione”.

“Si è inchiodato”, ha scritto il portavoce nel suo post.

Scatenando l’ironia degli utenti di Twitter che si sono chiesti se avesse effettivamente letto il tweet.

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