Rai Uno, la Messa della domenica è finita? Ascolti dimezzati in 30 anni

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La Messa alle 11 della domenica costituisce il punto fermo del palinsesto di Rai1, da quando esiste una televisione in Italia. Ma l’Auditel arrivò solo negli anni ’80 a dargli la sua misura. C’era Giovanni Paolo II con la sua contundente Fede in salsa polacca, e lo share della Messa veleggiava sul 35%. Poi, alla fine degli anni ’90, ancora nel pieno del pontificato di Woytjla, era finito di un pelo sotto il 30%. E in seguito ha continuato a contrarsi: verso la fine del pontificato di Ratzinger si colloca attorno al 20% e oggi, al quinto anno di Bergoglio, siamo al 18%. La metà rispetto a trenta anni prima.

Il grosso del pubblico della tele-Messa è costituito nel 2019 da nonne e bisnonne residenti in prevalenza al Sud e cresciute più alla scuola della vita che sui banchi di una classe. Anche perché ai tempi loro l’obbligo scolastico era limitato alla scuola elementare e molte bambine erano disincentivate dall’andare oltre, come racconta l’Amica Geniale.
Di certo ci viene da dire, col supporto di queste cifre, ma anche per quel che annusiamo nell’aria che tira, che la “presa” della religione dominante si è di gran lunga allentata (analoga è la conclusione di uno specifico sondaggio raccontato da Ilvo Diamanti su Repubblica di oggi).

Com’è allora che i figli spirituali dell’Illuminismo, come chi scrive, non brindano a cotanto restringimento statistico del “fideismo”?
Il punto, a ben pensarci, è che il fideismo sta sì, forse, abbandonando l’antica ansia per l’aldilà, ma solo per cibarsi delle molteplici ansie dell’al di qua. Istituendo una non-religione parallela all’antica religione, con tanto di salvatori e diavoli. I “salvatori” forniscono di tutto, dagli elisir, che sono sempre esistiti, ma che oggi si chiamano acqua minerale e costano di più, a ogni tipo di appartenenza (offerta dalla curva da stadio, trovata nella bolla identitaria del social network, acchiappata per un istante nei patetismi della tv della commozione).

I “diavoli” sono, come di prammatica, quelli che nascostamente lavorano per la tua rovina (e qui si va da Big Pharma ai soliti ebrei, con gli islamici e i banchieri nel mezzo). Sono fedi e diavoli che non preparano nuovi sistemi di idee, perché hanno natura occasionale e/o particolaristica e per lo più si escludono a vicenda. Ma che nel loro insieme liquefanno i sistemi precedenti in nome di una nuova formula salvifica: “non mi fido”.

E tuttavia non siamo al trionfo di San Tommaso, l’apostolo del metodo scientifico, che per credere voleva prima verificare. Siamo all’esatto contrario: alla repulsione verso i “sistemi di fede” e alla propensione al bricolage fideistico. Sicché, altro che San Tommaso, sempre di fideismo si tratta. Ma liquido o gassoso, com’è più proprio dei tempi. Amen.

Stefano Balassone
Già nel cda Rai e vicedirettore di Rai3