È morta Laura Antonelli. A trovarla senza vita nella sua casa di Ladispoli, dove da tempo si era ritirata, è stata la domestica questa mattina. Il fratello della Antonelli, che vive in Canada, è stato avvertito.
Il successo per la Antonelli era arrivato nel 1973 con il ruolo della sensuale cameriera di “Malizia” di Salvatore Samperi. Il film sbancò il botteghino e diventò un cult del genere, promuovendo la bella attrice a “icona sexy”.
L’INFANZIA – Nasce il 28 novembre 1941 a Pola, città dell’Istria, attualmente in Croazia, in una famiglia istriana. Insieme alla quasi coetanea Femi Benussi e alle più anziane Alida Valli e Sylva Koscina fa infatti parte delle “bellissime quattro” dalmato-istriane. Da bambina con la sua famiglia è profuga durante l’esodo istriano. Compie gli studi superiori a Napoli, presso il Liceo Scientifico “Vincenzo Cuoco”, ed in seguito si diploma presso il locale I.S.P.E.F (Istituto Superiore Pareggiato di Educazione Fisica).
Trasferitasi a Roma con la propria famiglia, per un breve arco di tempo svolge l’attività d’insegnante di Educazione fisica presso il Liceo artistico sito in Via di Ripetta. Dopo aver girato alcuni Caroselli per la Coca Cola ed interpretato numerosissimi fotoromanzi, diffusi anche all’estero, esordisce nel cinema interpretando piccoli ruoli in vari film, a cominciare da Il magnifico cornuto di Antonio Pietrangeli del 1964 e Le sedicenni di Luigi Petrini del 1965.
La sua prima parte importante le viene offerta, nel 1969, dal regista Massimo Dallamano che la sceglie come protagonista del film Venere in pelliccia, ispirato al romanzo di Leopold von Sacher-Masoch. Ma l’occasione sfuma a causa della feroce censura del tempo, che blocca l’uscita del film, il quale sarà riproposto sei anni più tardi con il titolo Le malizie di Venere. Nel 1971 raggiunge una certa notorietà, recitando nel film Il merlo maschio, interpretato al fianco di Lando Buzzanca e diretto da Pasquale Festa Campanile.
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Il successo di Malizia
Nel 1973 interpreta il ruolo di una sensuale cameriera in Malizia di Salvatore Samperi, accanto a Turi Ferro ed al giovane Alessandro Momo. Il film, campione di incassi con 6 miliardi di lire, divenne un vero cult movie, entrando prepotentemente nell’immaginario erotico degli italiani e innalzando l’attrice a “icona sexy” del Belpaese, oltre a farle ottenere il Nastro d’Argento alla migliore attrice protagonista, conferitole dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani e il Globo d’oro alla miglior attrice rivelazione, premio della stampa estera.
« Sono bassina, un po’ tondetta e ho le gambe piuttosto corte: chissà perché piaccio?»
IL SUCCESSO – Per Laura Antonelli si spalancarono le porte della notorietà e del guadagno e il suo cachet lievitò da 4 a 100 milioni di lire per film.
Nel frattempo alterna interpretazioni in film d’autore come Trappola per un lupo di Claude Chabrol, dove conosce Jean-Paul Belmondo con il quale avrà una discussa e turbolenta relazione, Sessomatto di Dino Risi e Mio Dio, come sono caduta in basso! di Luigi Comencini (per il quale vince un secondo Globo d’oro), a film totalmente centrati su di lei, come Peccato veniale sempre di Salvatore Samperi o Divina creatura di Giuseppe Patroni Griffi (in quest’ultimo la Antonelli interpreta una scena di nudo integrale della durata di ben sette minuti, un’eternità per quell’epoca).
IL DECLINO – La parabola ascendente di Laura Antonelli si interrompe la notte del 27 aprile 1991, quando nella sua villa di Cerveteri vengono trovati 36 grammi di cocaina. L’attrice è arrestata dai carabinieri della locale stazione ed associata alla casa circondariale di Rebibbia (Roma), dove però resta solo qualche giorno, a seguito della concessione degli arresti domiciliari. È condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per spaccio di stupefacenti.
Nove anni dopo, nel 2000, è invece assolta dalla Corte d’appello di Roma, che la riconosce consumatrice abituale di stupefacenti, ma non spacciatrice. La legge italiana sulla droga è nel frattempo cambiata e l’assunzione di sostanze stupefacenti per uso personale, entro i limiti stabiliti dalla legge, non è più considerata reato. Ciò determina il proscioglimento di Laura Antonelli dalle accuse formulate nei suoi confronti e la non punibilità per i reati a lei ascritti.
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Il desiderio di rivedere Laura Antonelli sul grande schermo, dopo le disavventure personali e giudiziarie per i fatti di droga, si concretizza nella realizzazione nel 1991 di Malizia 2000, séguito della pellicola che l’aveva resa famosa quasi venti anni prima. Il film è ancora una volta diretto da Salvatore Samperi e prodotto da Silvio Clementelli. Il commento musicale è di nuovo affidato a Fred Bongusto. L’operazione commerciale, però, non sortisce l’effetto sperato ed il film si rivela un fiasco al botteghino.
I contraccolpi di questo insuccesso, unitamente alle vicende giudiziarie di cui è suo malgrado protagonista, spingono l’attrice ad abbandonare definitivamente il mondo dello spettacolo. Nel corso della lavorazione di Malizia 2000 si sottopone alle cure di un chirurgo estetico, il quale le pratica delle iniezioni di collagene al viso, per nascondere alcuni inestetismi tipici dell’età, ma l’infausto effetto delle iniezioni al viso hanno come risultato quello di deturparne i lineamenti.
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