Sale la tensione tra Usa e Core del Nord. Il mondo con il fiato sospeso per la crisi della Corea del Nord, con l’ipotesi di un’escalation militare che sembra prendere sempre piu’ corpo. Basta che il regime di Kim Jong-un decida l’ennesimo test nucleare.
Oppure che si verifichi il minimo incidente nelle acque sempre più affollate di fronte alla penisola coreana. Sullo sfondo l’allarme degli esperti: Pyongyang ha oramai raggiunto la capacita’ di creare una bomba atomica ogni sei, sette settimane. Ecco allora la nuova sfida lanciata nelle ultime ore da Donald Trump: dopo la portaerei Carl Vinson, il Commander in Chief ha deciso di inviare di fronte alla penisola coreana anche il sommergibile nucleare Uss Michigan, seppure armato con missili convenzionali.
Mentre nel Mar Giallo la Corea del Sud ha deciso di unirsi alle esercitazioni già in corso tra la marina statunitense e quella giapponese. Il messaggio che arriva da Washington, Tokyo e Seul e’ chiaro: non staremo più a guardare.
Un monito lanciato nella speranza che la Cina riesca finalmente a convincere Kim Jong-un a sedersi ad un tavolo per l’avvio di seri negoziati. Intanto la reazione di Pyongyang, nel giorno in cui per le sue strade si celebrano gli 85 anni dalla nascita delle forze armate nordcoreane, non si e’ fatta attendere. Innanzitutto con una contro-esercitazione navale, con una serie impressionante di colpi d’artiglieria sparati in mare.
E poi con la solita retorica incendiaria: se Stati Uniti e Corea del Sud continueranno nella “preparazione incauta di un attacco preventivo li puniremo, lanceremo noi un attacco senza preavvisi trasformando le loro terre in inferni ardenti”. Quella di un’offensiva preventiva contro la Corea del Nord e’ in effetti una delle opzioni sulla scrivania dello Studio Ovale, con i vertici del Pentagono che da tempo valutano l’ipotesi di raid aerei.
E proprio per discutere di questo Trump ha invitato per domani alla Casa Bianca tutti i senatori, che verranno informati sugli ultimi sviluppi della crisi dal segretario di Stato Rex Tillerson, dal segretario alla Difesa James Mattis, dal capo di Stato maggiore Joseph Dunford e dai vertici dell’intelligence. Una sorta di ‘vertice di guerra’, che nelle intenzioni del presidente americano deve servire anche a creare le premesse per un’eventuale richiesta al Congresso: quella di autorizzazione un intervento militare, se necessario. Del resto l’amministrazione Trump e’ sempre più preoccupata per l’accelerazione dei progressi raggiunti da Pyongyang nell’ambito del suo programma nucleare.
La paura è quella di arrivare a un punto di non ritorno, di non fare più in tempo a fermare il dittatore nordcoreano. Come riporta il New York Times, infatti, la comunita’ degli esperti e’ convinta che il regime abbia ormai raggiunto una capacita’ di produzione di ordigni atomici senza precedenti. Insomma, Kim e’ davvero pronto a crearsi un arsenale nucleare di tutto rilievo in grado di minacciare non solo Tokyo e Seul, ma anche l’intera West Coast degli Stati Uniti, da Seattle a Los Angeles. Ecco spiegata la linea sempre piu’ dura usata dall’amministrazione Usa, con Barack Obama che gia’ aveva messo in guardia il successore su una Corea del Nord diventata la minaccia numero uno per l’America.