Rai, Ruffini più vicino alla direzione generale mentre i peones bloccano le nomine alle reti

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Come nelle migliori tradizioni nella storia del servizio pubblico radiotelevisivo, alla vigilia di un voto importante come quello del referendum costituzionale, tutti fanno pronostici per il futuro dei vertici. Addirittura si usa dire: …mangeranno il panettone (natalizio)? Arriveranno alla colomba (pasquale)? E se si passa Ferragosto come si direbbe, “faranno i bagni di…sudore?” Mi spiace smorzare il vostro entusiasmo, ma il risultato del referendum influirà poco. Il destino della premiata ditta Maggioni&Campodallorto era scritto quando accettarono l’incarico poco più di un anno fa. Uno dei nomi “papabili” (e il termine non fu mai più azzeccato) è sempre stato Paolo Ruffini, attuale direttore della Tv della CEI (Tv duemila) ex direttore di Raitre molto stimato per il suo percorso aziendale in Rai. I tempi un anno fa non erano maturi oggi forse si (soprattutto perché accetterebbe l’incarico con il compenso attuale imposto dalla legge). Molto corteggiato da Antonello Giacomelli, Sottosegretario alle Comunicazioni anche per la loro comune ispirazione cattolica. Indiscrezioni provenienti da ambienti vicini alla politica ci confermano di un possibile recente incontro tra i due. Chi sa se la fiducia riposta in Ruffini ci sia anche da parte di Matteo Renzi. In base alla legge il DG/AD di “Viale Mazzini” è espressione diretta del governo proprio per ragioni di fiducia, un Ruffini è già di conoscenza (Ernesto Maria, fratello di paolo), essendo AD di Equitalia. Diciamo che fuori un Ruffini ne entra un altro. Probabilmente Ruffini in Rai farebbe molto meglio dei vertici attuali, avendo conoscenza diretta della macchina aziendale e in ogni dove persone di fiducia incontrate nel corso della sua carriera. Vedremo. In questo caso la “politica” si muoverebbe con risultati positivi. Meno positivi invece i risultati della “politica” che si intromette nelle faccende di funzionamento Rai! Pare che fossero pronte le squadre di lavoro delle tre reti (i cosiddetti organigrammi) ma interferenze di esponenti da sinistra e destra abbiano bloccato il processo. Sono lontani i tempi di quando Mario Monti per sbloccare lo stallo in Rai nominò la Tarantola e Luigi Gubitosi che per molto tempo (proprio fino all’arrivo di Renzi) potettero godere di autonomia per riorganizzare la macchina a passo di carica. Echi da Palazzo Chigi ci dicono che il premier non abbia gradito questo “stop” da parte dei suoi, e dopo il referendum vorrà chiarire, e dare al Direttore Generale il via libera alle squadre che da mesi attendono di essere varate.

Carlo Brigante