Ignazio Marino assolto dopo mesi di gogna mediatica

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Eppur si muove, perché qualcosa sta cambiando dopo l’archiviazione della posizione di 116 indagati per mafia capitale arriva l’assoluzione dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino dall’accusa di peculato, truffa e falso nell’ambito del processo sul caso scontrini e le consulenze della Onlus Imagine. La procura aveva chiesto una condanna a tre anni e quattro mesi, ma l’ex sindaco è stato assolto “perché il fatto non costituisce reato” sia in merito alla vicenda della Onlus Imagine sia per la contestazione di peculato. La decisione è stata presa dal gup Pierluigi Balestrieri.

LE CENE DELLA ONLUS DI MARINO

Oggetto del processo erano le 56 cene, per circa 13 mila euro, pagate dall’ex sindaco con la carta di credito, e la predisposizione di certificati che attestavano compensi destinati a collaboratori fittizi o inesistenti che avrebbe procurato alla Onlus un ingiusto profitto di 6.000 euro (sic). A questo punto ha ben ragione Marino quando annuncia trionfante «sono felice me lo aspettavo, sapevo di essere innocente. Di fronte ad accuse così infamanti da media e politica  è stata finalmente ristabilita la verità». Non va dimenticato (per gli smemorati) che la storia degli scontrini fu uno dei tanti tasselli che, di fatto, giustificò le pressioni di Matteo Renzi per far fuori questo sindaco “inadeguato”.

RACCOLTA DI FIRME E GIUSTIZIALISMO

Cui seguì la raccolta di firme di consiglieri comunali, anche di opposizione, che il solerte commissario del Pd Matteo Orfini organizzò sia pure fra qualche iniziale titubanza. Un caso, quello di Ignazio, che oggettivamente, o meglio politicamente, si salda con l’archiviazione di ben 116 posizioni coinvolte nella inchiesta di Mafia capitale che grazie alla gogna mediatica ha distrutto carriere, ma soprattutto vite. Eppure fu lo stesso Marino  a schierarsi senza esitazione con quel giustizialismo che masochisticamente il Pd ha sposato prendendo come oro colato il rapporto Barca, quello del Pd pericoloso e cattivo. Un rapporto che può aver spianato la strada all’azione di rinnovamento (ancora ben poco visibile) del “Kommissar Orfini”, ma ha dato una botta a quella organizzazione del Pd, sia pure sgangherata, correntizia e inquinata, che sino al 2013 aveva pure consentito la vittoria del Pd e della sinistra in regione e al Comune. Questo significa assolvere una intera classe dirigente che si è radicata nella Capitale, in quasi 20 anni di governo della sinistra a Roma? Oppure affermare che Marino sia stato uno fra i migliori sindaci di questa città?

PD DECIMATO, DESTRA SFIORATA

Certamente no, ma un distinguo va fatto. Perché a conti fatti  la mannaia giustizialista che ha decimato il Pd, in proporzione ha solo sfiorato l’amministrazione della destra con Gianni Alemanno. Una sproporzione assoluta che ha fatto  passare in cavalleria veri e propri scandali quali quelli dei Punti Verde qualità (per i quali il Comune sta pagando alle banche fior di milioni) o quello della emergenza abitativa (i cosiddetti residence) che proprio con Alemanno raggiunse il picco dello spreco e dei profitti per i costruttori. Certo, le Procure seguono il loro percorso investigativo (guai a chi le tocca) per di più gli atti di interrogatori non segretati e intercettazioni, sono pubblici, quindi teoricamente accessibili. Se non fosse che poi tutte le testate giornalistiche, in sincrono, pubblicano le stesse rivelazioni. Ma quando un colonnello dei carabinieri nel corso del maxiprocesso a Buzzi/Carminati dichiara candidamente che fra le sue preoccupazioni vi era quella di dare notizie ai media, qualche dubbio può pure sorgere su tempi e modi con i quali questi atti pubblici vengano diffusi.

116 POSIZIONI ARCHIVIATE

Quindi Marino è stato assolto, 116 posizioni probabilmente archiviate definitivamente, qualcuno assolto come Maurizio Venafro, capo di Gabinetto di Zingaretti,  altri condannati a pene lievi per corruzione e non per mafia, come l’ex assessore Ozzimo, e altri che hanno  preferito patteggiare riconoscendo in parte le loro colpe, pur di evitare la carcerazione in parte assaggiata. Ma, ci chiediamo, qual’è il prezzo che Roma ha pagato per la sua immagine anche a livello internazionale? Se poi è vero che spesso i tribunali e la Magistratura ristabiliscono la verità è anche giusto che i media esercitino un minimo di sobrietà, che non viene giustificata dalle parole ‘presunto’ o dai condizionali come ‘sembrerebbe’ . Soprattutto quando il mostro o i mostri vengono sbattuti in prima pagina con titoli di tutt’altro tenore.
Giuliano Longo

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