“Il Dono”, Liorni e la Perego su Rai Uno. Ma quanta tristezza

I due volti della scuderia Presta in prima serata sulla rete ammiraglia. Ne avevamo bisogno?

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Il dono di sicuro se lo sono fatti in casa Presta. Un programma condotto da due pezzi da 90 della sua scuderia: Paola Perego e Marco Liorni.

Un programma per dire grazie, perdono, si quel che è fatto è fatto io però chiedo scusa, regalami un sorriso io ti porgo una rosa. Un programma che doveva partire in autunno ma che si è preferito far partire il 19 dicembre, al riparo dalle intemperie dell’Auditel. E guardandolo si capisce perché. Anzi, scusate, non si capisce affatto il perché sia stato proprio concepito.

UNA STORIA TRISTE… – Un appuntamento dedicato alle emozioni, così ci viene presentato. In realtà un cannibalismo spietato delle vite altrui, anzi delle disgrazie. La lista asciutta delle storie: Sabino, un uomo che ha lasciato moglie e figlie per un’altra donna che poi muore, Sabino tocca il fondo, diventa un senzatetto, perde i denti davanti e poi viene agganciato da Magnolia che gli propone: perché non partecipi al nostro programma e provi a chiedere perdono alla tua famiglia, che magari ci casca dato che la tv fa di questi miracoli? Ah! E per fare questa cosa, perchè non mandargli una scatolina con un oggetto rappresentativo della vostra storia? Eh si, perché il programma si chiama “Il dono” e noi a questa cosa teniamo molto. Sembra cinica e sterile detta cosi? Provate a vedere le facce piene di rancore delle figlie di Sabino, che Dio solo lo sa cosa non le ha spinte a prendere a schiaffi chi gli ha proposto di essere riprese mentre gli viene fatta l’assurda proposta di un riavvicinamento. E credeteci se vi diciamo che il garbo e la professionalità di Liorni rendono tutto meno insopportabile di quanto è nella sua essenza.

… E UN’ALTRA ANCOR DI PIÚ – “Il dono” è l’adattamento di un format inglese “The gift” della BBC ma questo da solo non è di certo garanzia di qualità, anche perché facciamo fatica ad immaginare l’equivalente di Paola Perego come moglie di un importante agente inglese alle prese con la storia di Carmine, proveniente dall’hinterland napoletano, che lascia la sua fidanzata a un passo dal matrimonio perché omosessuale. Ma sì, un pizzico di morbosità ci vuole per consentire alla sua unica espressione di avere un senso. E poi come non apprezzare il momento in cui la sposa abbandonata scoppia in un pianto a dirotto costringendo la Perego ad avere un contatto vero con quella giovane donna lasciata per un motivo ignoto e che tra poco sarà svelato da Carmine, il quale dopo tre anni di silenzio si fa annunciare da un “cuorno portafortuna” e da una letterina. Certo, come no. In un paese alle pendici del Vesuvio dove tutti sanno tutto di tutti c’è un matrimonio già combinato tra due fidanzati che all’improvviso non si fa perché il futuro marito ha ricevuto un bigliettino col numero di telefono da Alfonso, l’insegnante di ballo, con su scritto “chiamami” e il mondo ha cominciato finalmente ad apparirgli chiaro, come a 12 anni quando ha sentito per la prima volta di essere attratto da persone del suo stesso sesso. Ma per favore. Sciacallaggio come se ne fa da tempo in nome della cronaca e che qui invece ha bisogno di un pretesto, il chiedere scusa, grazie, perdono come recita la scritta che scorre in sovraimpressione circondata da un’aura bianca.

CONSIDERAZIONI – Un programma che vive del voyeurismo delle storie più di me@@a che si possano trovare in giro. Una frase attribuita ad Hitchcock dice che un dramma è come la vita, ma con le parti noiose tolte. Programmi come “Il dono” fanno proprio questo. Vanno al succo delle umane vicende più strazianti saltando le parti “noiose” e non fa nulla se quelle parti rappresentano la vita delle persone. Al pubblico interessa il cuore vivo della vicenda, a questo pensa chi costruisce questi programmi. Musica tensiva, spesso presa in prestito dalle colonne sonore di film famosi, per sottolineare gli sguardi, i silenzi, le inquadrature sulle mani nervose, le lacrime, oppure canzoni di grandi star della musica. Belle storie, un gran lavoro, ma la tv poteva fare tranquillamente a meno di un programma come questo: e allora sì che sarebbe stato un dono vero.

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