Rai Due, Il Collegio: un quadro desolante di minorenni tatuati, senza regole e ignoranti

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Il Collegio

“Mai più senza”, è ancora questo lo slogan dei prodotti per corrispondenza di dubbia utilità che campeggiano nei giornali molto popolari o nelle telepromozioni di quei canali del digitale terrestre nei quali capitiamo spesso quando siamo annoiati dalla triste programmazione delle reti generaliste. E’ l’equivalente dell’americano “As seen on Tv”, come se bastasse questo marchio per infondere fiducia nel prodotto. Prodotti quasi sempre inutili e anche di qualità non certo eccellente. Ecco, partiamo da questo presupposto per comprendere meglio quello che viene definito con estrema faccia di tolla televisiva un “inedito esperimento sociale”.
IL FORMAT – Esperichè? Alla faccia della sospensione della credulità. Una sorta di reality dove lo stereotipo è la linfa vitale, tutto è, deve e sarà prevedibile. Stiamo parlando de Il collegio – nuovo format Magnolia che trova posto nel palinsesto di Rai Due, ovviamente senza troppe difficoltà. In cosa consiste cotanta innovazione? Niente di più facile: prendiamo il coatto, la bella con la testa tra le nuvole, la romana che viene dal quartiere difficile, il ribelle adottato con calata casertana, il videogame-addicted di Alessandria, priviamoli di trucchi, piercing, cellulari, tablet, junk food e creme per il viso che, scopriamo presto, essere parte fondamentale del kit di sopravvivenza di ogni adolescente di oggi e proviamo a fargli vivere la vita di un collegio degli anni ’60.
ALLERGIA ALLE REGOLE – Ovviamente un collegio dove si esaspera l’aspetto della “rigidità” da contrapporre a quello che è il comportamento sopra le righe degli ospiti del collegio. I ragazzi in effetti sono piuttosto allergici a qualsivoglia forma di regole e la sveglia alle 7.30 viene mostrata come una tortura mentre continua a scorrere il crawl che qualifica ciò che stiamo vedendo un “eccezionale esperimento sociale”… La sveglia alle 7.30… Innovativo docu-reality… Vabbè… ma sti ragazzi, per curiosità a che ora hanno l’ingresso a scuola? Così per sapere.
La voce di Giancarlo Magalli ci fornisce pillole informative sulla vita degli anni ’60 in un estremo tentativo di nobilitazione e facciamo la conoscenza del terribile “olio di fegato di merluzzo” che veniva somministrato ai ragazzi dell’epoca per favorirne lo sviluppo. I ragazzi di oggi lo deglutiscono tra smorfie di disgusto senza sapere che è lo stesso olio che i genitori chiamano Omega3 e inghiottono in pratiche capsule orosolubili pagate a peso d’oro mentre il programma scivola verso una fase di noia mortale. Poi però, all’improvviso la svolta che non ti aspetti e il programma si trasforma nella versione teenager del film horror “The hostel”: ai ragazzi viene imposto un sadico taglio di capelli che provoca pianti e singhiozzi al limite dell’intervento del “Telefono azzurro”.
IL QUADRO DESOLANTE – Si passa al secondo girone infernale con la prova del dettato con penna stilografica e professore severo che oggi sarebbe immediatamente denunciato dai genitori per violenze su minore. Il quadro che ne esce è desolante: minorenni tatuati, una crassa ignoranza nelle più semplici materie scolastiche e chiariamo che l’obiettivo da raggiungere è quello di conseguire la licenza media… ripetiamo media e, per concludere, una mancanza di rispetto congenita. Ma quello che colpisce è soprattutto una generazione di genitori incapaci di imporre anche il minimo sindacale per poter essere giudicati idonei alla società civile.
Il contesto del programma è questo e siamo stati tentati fino all’ultimo di etichettarlo senza appello come direbbe Fantozzi, una cag@@a pazzesca e invece alla fine dobbiamo ammettere che restituisce un quadro piuttosto fedele della gioventù d’oggi: narcisisti, vanesi, ignoranti, superficiali ma non meschini e gretti come gli adulti che invece hanno confezionato questo programma con inutili aggettivi enfatici.
Se l’unico modo per poter osservare dei giovani d’oggi è quello di gabbarli con la menata dell’esperimento del collegio anni ’60 per ottenere una parvenza di obbedienza quanto meno alle regole del “reality” dobbiamo dare atto che ci sono riusciti. Certo lo schema è sempre lo stesso e dopo un po’ diventa ripetitivo, però sempre meglio vedere dei ragazzi impegnati in attività di falegnameria che fare linguacce allo schermo dello smartphone per vedere nient’altro che una versione stupida di se stessi.
Tv Bob