Carnevale, una maschera romana alla corte papale

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Forse meno note delle colleghe veneziane e napoletane, le maschere romane sono state tuttavia altrettanto efficaci nel caratterizzare stereotipi, vizi e virtù di popolo e nobiltà.  Furbe, ingenue, tragiche e comiche, hanno rappresentato negli anni lo spirito del tempo. A volte si sono evolute per meglio rappresentare il sentire popolare. Così è accaduto per la maschera dello sferzante Cassandrino.

Cappello a tricorno, parrucca incipriata, giubba a coda di rondine, pantalone chiaro, scarpe con fibbia e un’inconfondibile voce nasale, Cassandrino nasce come nobile credulone, raggirato sistematicamente da familiari ed estranei in virtù della sua bonomia e del suo patrimonio. La sua figura, tuttavia, col tempo assorbirà i malumori popolari nei confronti del potere papale, finendo per diventarne efficace portavoce. Sarà lui ad interpretare maliziosamente l’acronimo S.P.Q.R. col motto “Solo Preti Regnano Qui” e ad attaccare l’ambiguità di certi prelati con la nota espressione “Chi porta la veste ha sempre le gambe storte”.

La fortuna di questa maschera crescerà, malgrado le censure pontificie,  rendendo la figura di Cassandrino così popolare da essere ricordata perfino in un sonetto del Belli:

"Li teatri de Roma so' ariuperti
ciovè la Valle e 'r Teatrino Fiani.
E quanto a Cassandrino li Romani
dicheno a chi ce va: Lei se diverti"

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