Libia, Amnesty denuncia: torture e morte nelle carceri del dopo Gheddafi

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Tortura e morte. È questo l’atroce trattamento riservato agli ex fedelissimi di Gheddafi nelle carceri gestite dalle nuove milizie del governo libico. A lanciare l’allarme è Amnesty International, i cui delegati in Libia hanno raccolto le testimonianze di detenuti a Tripoli, Misrarah e Gheryan, che mostravano segni di maltrattamenti, come ferite alla testa e sulla schiena, risalenti a pochi giorni prima.

Le torture vengono sistematicamente condotte sia dall'esercito regolare, sia dalla moltitudine di miliziani armati che agiscono in Libia al di fuori di ogni legalità. I detenuti, di nazionalità libica o provenienti da altri paesi dell'Africa subsahariana, vengono sospesi con dei legacci in posizioni contorte, picchiati con fruste, cavi, tubi di plastica e catene di metallo e sottoposti a scariche elettriche. Un numero imprecisato di queste persone è morto durante la detenzione. L'ultimo caso conosciuto è quello di Ezzeddine al-Ghool, 43enne ex generale dell'esercito e padre di sette figli, detenuto presso la base di Gheryan. Il suo corpo e' stato restituito alla famiglia con segni di bruciature e ferite.

“Dopo tutte le promesse di controllo sui centri di detenzione, è orribile scoprire che non è stato fatto alcun progresso nel fermare l'uso della tortura”, ha commentato Donatella Rovera, consulente di Amnesty International in Libia.

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