Abdelhakim Belhaj, ex combattente della jihad diventato comandante militare dopo la caduta di Muammar Gheddafi e Sami al-Saadi, ex membro dell'opposizione libica, accusano i servizi segreti britannici di tortura. I due libici hanno intrapreso un'azione legale contro l'ex capo del MI6, il servizio di intelligence inglese, Mark Allen, accusandolo di averli consegnati ai militari del regime di Gheddafi.
Belhaj ha presentato il primo ricorso in Gran Bretagna alla fine dell'anno. Citando dei documenti ritrovati in Libia dopo la caduta del Colonnello, i suoi avvocati sostengono che l'uomo è stato consegnato dalla Cia al regime libico nel 2004, con l'aiuto dei britannici. Belhaj si trovava allora in Asia e dirigeva un gruppo islamico combattente che si opponeva a Gheddafi. I legali affermano che ha passato sei anni in “una delle prigioni più crudeli della Libia”, periodo nel quale è stato interrogato anche da agenti del servizio britannico.
Sami al-Saadi sostiene che membri del servizio segreto inglese hanno collaborato al suo arresto avvenuto a Hong Kong nel 2004 e alla sua restituzione alle autorità libiche, che lo hanno sottoposto ad anni di torture. L'avvocato Sapna Malik, dello studio Leigh Day and Co., ha detto che dalle carte in possesso dei legali emerge che Allen era “direttamente coinvolto nella rimessa illegale dei nostri clienti e delle loro famiglie” al regime di Tripoli.
La polizia britannica ha aperto un'inchiesta e il direttore del MI6 Mark Sawers ha assicurato la collaborazione dell'agenzia.