Cresce il pericolo degli attacchi degli squali, che lo scorso anno hanno ucciso il doppio delle persone rispetto al 2010, a causa della crescita del turismo, ma anche del cambiamento di abitudini da parte dei predatori del mare, dovuto ai cambiamenti climatici.
Nel 2010 gli squali hanno ucciso 12 persone in 46 attacchi, un tasso di mortalità di oltre il 25% rispetto al 7% degli ultimi 10 anni, secondo i dati dell'Università della Florida. Gli incidenti si sono verificati in Australia (con tre morti su 11 attacchi), in Sudafrica (due morti su 5 attacchi), nell'isola francese di Reunion (due morti su 4) e alle Seychelles (con due morti su due attacchi). Altri paesi in cui si sono verificate aggressioni senza vittime sono l'Indonesia (3), il Messico (3), la Russia (3) e il Brasile (2). Ma il numero maggiore di attacchi di squali, anche se non mortali è avvenuto negli Stati Uniti, con 29 episodi, quasi tutti in Florida.
George Burgess, scienziato della University of Florida, fa notare come il numero dei morti sia estremamente basso se paragonato alle altre cause di morte in mare e soprattutto ai 30 milioni di squali che vengono uccisi dall'uomo ogni anno, al punto che un terzo delle specie rischia l'estinzione.