Crisi, il peso è tutto sui giovani: -81 mila occupati Under 30 nel 2011

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Dall’inizio della crisi il numero di occupati con meno di 30 anni in Italia è diminuito di 582 mila unità, di cui 81 mila solo nei primi 9 mesi del 2011, con 23 mila giovani occupati in meno in Lombardia e 20 mila nel Lazio. Ma se si guarda alle variazioni percentuali la situazione peggiore nell’ultimo anno è in Molise, seguita da Lazio e Sicilia; la regione che ha perso più giovani lavoratori dall’inizio della crisi (un quarto) è la Campania. ll peso della crisi in termini occupazionali è tutto sulle spalle dei giovani: lo conferma il fatto che sia nell’ultimo periodo che dal 2008 i lavoratori da 30 anni in su sono leggermente aumentati.

Il centro di ricerca “Datagiovani” ha esaminato gli ultimi microdati disponibili sulle forze di lavoro dell’Istat, aggiornati al terzo trimestre 2011. I circa 81 mila giovani che mancano all’appello dalle statistiche degli occupati provengono dalle principali regioni del Paese: 23.500 dalla Lombardia, 20.600 dal Lazio, 12.100 dalla Sicilia e 11.800 dalla Campania, per arrivare ai 9.300 del Veneto. Le flessioni in termini percentuali in queste regioni sono state tutte pesanti, ma il dato più negativo è quello del Molise (-9,4%). In generale è il Centro ad evidenziare le dinamiche peggiori (-4,3%), con il dato spinto verso l’alto dal Lazio (-6,7%), mentre Mezzogiorno e NordOvest mostrano dinamiche simili. Il NordEst soffre un po’ meno, grazie alla sostanziale tenuta dell’Emilia Romagna. Dall’inizio della crisi 582 mila occupati Under 30 in meno. Di questi, oltre uno su tre risiedeva nel Mezzogiorno (circa 208 mila), per una diminuzione dei giovani occupati al Sud di poco inferiore al 20% dall’inizio della crisi. Ma si sono toccate anche punte di riduzione del 25% in Campania (73 300 giovani lavoratori in meno) o del 23% in Molise. Tra le regioni del Nord spiccano i dati negativi della Lombardia (-16%, pari a 116 mila giovani) e del Veneto (51.500 occupati Under 30 in meno, -14%).

Il peso della crisi è tutto sui giovani. Un altro dato sottolinea come la crisi nei suoi risvolti occupazionali stia gravando pressoché totalmente sui giovani, in particolare con meno di trent’anni, piuttosto che su quelli più adulti. Raffrontando le dinamiche degli occupati nel 2011 e dall’inizio della crisi emerge infatti come a fronte degli elementi negativi già descritti per gli Under 30, per gli occupati dai 30 ai 64 anni la situazione è decisamente diversa, con una crescita pressoché identica per entrambi i periodi (+0,9%), che si traduce nel 2011 in circa 177 mila occupati adulti in più. È nelle regioni del Centro-Nord che queste tendenze di fanno marcatamente più contrastanti: uno dei casi più emblematici è quello del Veneto, in cui a fronte di una flessione di giovani occupati del 2,9% nel 2001 e del 14% dal 2008, si riscontra una crescita dell’1,7% degli Over 29. Ma è forse il Lazio a mostrare di più questa “doppia faccia” del mercato del lavoro: mentre lo stock di occupati adulti è aumentato dell’1,8% nel 2011 e del 3,2% dall’inizio della crisi, i giovani sono diminuiti rispettivamente del 6,7% e del 13,2%.

Fare presto per rilanciare l’economia ed includere i giovani. I dati mostrano una volta di più – evidenziano i ricercatori di “Datagiovani” – se ancora ce ne fosse bisogno la dualità del mercato del lavoro nel nostro Paese che non solo fatica ad includere, ma anche espelle molto più facilmente i giovani. Appare dunque sempre più urgente l’approvazione di misure di rilancio dell’economia del Paese e di riforma del mercato del lavoro per invertire le pericolose tendenze in atto.

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