La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia per i respingimenti di immigrati verso la Libia. Si tratta del caso “Hirsi Jamaa e altri contro l'Italia” risalente al 2009 quando un gruppo di circa 200 immigrati somali ed eritrei provenienti dalla Libia furono rimpatriati dalle autorità italiane nel paese africano. Ai richiedenti, 11 somali e 13 eritrei, l'Italia dovrà versare un risarcimento di 15 mila euro più le spese processuali.
Secondo la Grande Chambre di Strasburgo, infatti, il Belpaese non ha rispettato l'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani che vieta trattamenti degradanti e inumani, l'articolo 4 del protocollo numero 4 che vieta le espulsioni collettive di stranieri e l'articolo 13 che prevede la possibilità di fare ricorso su casi di questo genere. Il caso è arrivato davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo il 26 maggio del 2009 e il 15 febbraio del 2011 è stato trasferito alla Grande Chambre. Sono stati autorizzati ad intervenire come terza parte nella procedura, tra gli altri, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e le organizzazioni non governative Human Rights Watch e Amnesty International.
Il caso risale al 6 maggio 2009, quando, a 35 miglia a sud di Lampedusa, in acque internazionali, le autorità italiane intercettarono tre imbarcazioni con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala ed eritrea, tra cui bambini e donne in stato di gravidanza. I migranti furono trasferiti nelle navi militari italiane e riaccompagnati a Tripoli senza essere stati identificati, né ascoltati né informati sulla loro effettiva destinazione. (Asca)