Da Bruxelles, dove partecipava alla riunione del Partito popolare europeo (Ppe), Silvio Berlusconi e' tornato a rilanciare l'ipotesi di una grande coalizione che potrebbe prendere forma dopo le elezioni politiche del 2013. L'ex premier lega inoltre la possibilita' che Mario Monti possa continuare a fare il premier anche nella prossima legislatura all'eventualita' ''di trovare un accordo sulle riforme elettorali e costituzionali con la sinistra e l'opposizione''.
Argomenta Berlusconi: ''Noi abbiamo fatto un passo indietro perche' abbiamo ritenuto e riteniamo che l'Italia necessiti di una riforma dell'architettura istituzionale senza la quale non e' governabile''. Per la prima volta il leader del Pdl non esclude la possibilita' di un governo per il dopo 2013 composto dalla stessa maggioranza che sostiene attualmente l'esecutivo guidato da Monti. La novità potrebbe consistere nei ministri politici che affiancherebbero alcuni ministri tecnici. Spiega Berlusconi: ''La democrazia si sostiene e si concretizza nei partiti. Quindi devono continuare a esistere e a rappresentare i cittadini. Non c'e' altra forma migliore di questa. Winston Churchill diceva che la si puo' criticare ma non c'e' forma migliore''.
Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, presente anche lui alla riunione del Ppe a Bruxelles, non boccia l'ipotesi di Berlusconi: ''Mario Monti candidato premier nel 2013? Come faccio a dire di no? Penso che una larga coalizione non sia solo la necessita' di oggi ma di domani. Non credo che in un anno si esauriscano le ragioni che hanno insediato Monti a Palazzo Chigi''. Aggiunge Casini: ''Oggi Monti va lasciato in pace: e' senatore a vita, non puo' neanche candidarsi. E' una persona di grande serietà, ragionevolezza e probità. Nel 2013 riconsegnera' le chiavi del governo ai partiti e stara' a noi, il giorno dopo le elezioni, capire quale coalizione eventualmente fare e a chi ridare le chiavi, magari anche a Monti''. Il leader dell'Udc esclude che possa essere lui stesso a guidare un rinnovato centrodestra: ''Io e Berlusconi di nuovo insieme in un partito? Per me non e' possibile. Certo, se domani dovesse dire che ha sbagliato e che il suo governo e' stato negativo per l'Italia tutto sarebbe possibile. Il sostegno di Berlusconi a Monti e' gia' qualcosa, lui considera l'attuale governo come una prosecuzione del suo, ma per me e' una frattura''.
Contro la prospettiva di una grande coalizione si schiera Pier Luigi Bersani, segretario del Pd: ''Io ho un'altra idea in testa: una democrazia rappresentativa normale, ancorche' riformata. Ho sempre speranza che il nostro paese possa vivere in una buona dialettica democratica, dove si fanno i governi con maggioranze coerenti e sulla base di programmi che offrono ai cittadini una scelta''. Nel Pd non tutti la pensano come il segretario, a iniziare da Walter Veltroni che di recente ha auspicato il proseguimento dell'esperimento di governo guidato da Monti. Per questo, Bersani insiste su un giudizio: ''C'e' il rischio e' che a furia di ricette originali l'Italia si proietti con difficolta' nel futuro''.
Mentre si riapre la discussione sulle prospettive della prossima legislatura si registra l'impasse del confronto sulla nuova legge elettorale che dovrebbe entrare in vigore proprio con le elezioni del 2013. Non c'e' molto tempo, tenendo conto dell'articolo 138 della Costituzione che regola le modifiche costituzionali, per accompagnare le nuove norme elettorali con alcuni ritocchi istituzionali come chiesto soprattutto dal Pdl. Dopo le consultazioni avviate dal Pdl nelle scorse settimane, sembrava essere vicino un accordo sul modello elettorale tedesco da adottare per la Camera: 50% di collegi uninominali e 50% di eletti con il sistema proporzionale, dove pero' ci sarebbe un quorum di accesso piu' alto del 5% previsto per il Bundestag (Berlusconi ha proposto addirittura il 10% e le indiscrezioni parlano di un possibile accordo sull'8%). Per Palazzo Madama si punta invece a un Senato federale.
Nelle consultazioni sulla nuova legge elettorale si e' discusso della riduzione dei parlamentari (meno 100 senatori e meno 100 deputati) e di maggiori poteri da affidare al presidente del Consiglio. Ma uno dei nodi resta il quorum che se fosse fissato all'8% metterebbe in difficolta' la Lega, che potrebbe puntare solo alla conquista dei collegi, e sul versante del centrosinistra Sel e Idv, che potrebbero essere costretti a presentarsi alle elezioni insieme. La grande coalizione formata da Pdl, Terzo polo e Pd di cui parla Berlusconi presuppone una marginalita' delle componenti radicali del centrodestra e del centrosinistra. Il compito di formulare una proposta da portare alla discussione del Parlamento e' stato intanto affidata a un gruppo di lavoro formato da Luciano Violante per il Pd, Gaetano Quagliariello per il Pdl, Ferdinando Adornato per l'Udc e Italo Bocchino per Futuro e libertà. (Asca)