L'inchiesta che ha per protagonisti Davide Boni, presidente leghista dell'Assemblea della Regione Lombardia, e il suo collaboratore Dario Ghezzi, insieme ad altri indagati per tangenti, ripropone il problema di come contrastare con strumenti legislativi ad hoc il fenomeno della corruzione nella pubblica amministrazione. Secondo il calendario dei lavori della Camera, del disegno di legge anticorruzione, approvato addirittura in un Consiglio dei ministri del 2010, discutera' l'Aula di Montecitorio il prossimo 26 marzo. Il provvedimento, già votato ed emendato dal Senato, è' stato a lungo esaminato dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Lo scorso 16 febbraio Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti, aveva inaugurato l'anno giudiziario della magistratura contabile con un monito: ''Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel paese le cui dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce''.
Il guardasigilli Paola Severino aveva colto l'occasione per chiedere quindici giorni in più per esaminare gli emendamenti al disegno di legge in discussione nelle commissioni della Camera: ''Partire qualche settimana dopo con il piede giusto e con un testo che possa soddisfare le esigenze di completamento della materia potra' in realta' accelerarne l'approvazione''. I quindici giorni sono ormai scaduti. Il leghista Boni e' il quarto indagato dell'ufficio di presidenza del Consiglio regionale lombardo nell'attuale legislatura. Dei cinque componenti originari, eletti il 15 maggio 2010, solo il segretario Carlo Spreafico (Pd) non ha ricevuto avvisi di garanzia. Il primo a lasciare l'incarico per motivi giudiziari è stato Filippo Penati (Pd), ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex presidente della Provincia di Milano, ex coordinatore della segreteria politica di Pier Luigi Bersani.
Si è dimesso da vicepresidente dopo essere stato indagato per tangenti in una inchiesta sulla riqualificazione delle aree ex Falck e Marelli a Sesto San Giovanni. Penati non si e' dimesso da consigliere regionale e ha aderito al Gruppo misto. Dopo Penati, le indagini hanno coinvolto Franco Nicoli Cristiani (Pdl), ex assessore all'Ambiente e al Commercio, arrestato lo scorso novembre per tangenti (ètornato in liberta' il 24 febbraio): si è dimesso da vicepresidente e da consigliere regionale, ruolo elettivo che ricopriva dal 1995. Il 17 gennaio è stato infine arrestato Massimo Ponzoni (Pdl), costituitosi rientrando dall'estero dopo aver appreso che la Procura di Monza aveva emesso un provvedimento di arresto nei suoi confronti con l'accusa di bancarotta nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento della societa' Pellicano.
Ponzoni si è dimesso da segretario del Consiglio regionale lombardo. Ora le indagini della Procura di Milano coinvolgono Boni, indagato nell'ambito dell'inchiesta su tangenti e corruzione a Cassano D'Adda, comune del milanese, insieme al suo collaboratore Ghezzi, all' architetto Michele Ugliola, a suo cognato Gilberto Leuci, all'ex esponente della Lega Marco Paoletti, all'ex sindaco di Cassano D'Adda Edoardo Sala, all'imprenditore Francesco Monastero e all'immobiliarista Luigi Zunino.
Prima di diventare presidente del Consiglio regionale, Boni è stato assessore regionale all'Edilizia e al Territorio. L'accusa di corruzione riguarda quel periodo. In un'indagine giudiziaria sul piano regolatore di Cassano d'Adda è' emerso un presunto giro di tangenti da un milione di euro, avvenuto tra il 2008 e il 2010, nelle concessioni di aree edificabili e permessi relativi a immobili e aree commerciali. Secondo la Procura di Milano, parte dei soldi ottenuti con le tangenti – per i pm, almeno un milione di euro, tutti in contanti in modo da non lasciare traccia – sarebbero finiti nelle casse della Lega. Da qui l'eventualita' che possa esserci per gli indagati anche l'imputazione di finanziamento illecito ai partiti.
Boni respinge ogni accusa: ''In relazione ai fatti oggetto di contestazione, anticipo fin da ora la mia totale estraneità e confermo la piena disponibilita' a chiarire la mia posizione''. Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, fa appello alla presunzione d'innocenza, sottolineando però che, qualora le accuse si rivelassero fondate, la Regione sarebbe pronta a costituirsi parte civile nel processo. Pd, Idv e Sel chiedono intanto le immediate dimissioni di Boni. Il 6 maggio si vota per il rinnovo del Consiglio regionale lombardo. L'alleanza tra Pdl e Lega si era già rotta per la richiesta del Carroccio di candidare un proprio esponente a governatore e per la diversa collocazione dei due partiti nei confronti del governo guidato da Mario Monti. (ASCA)