Lega Nord, è rottura col Pdl. Bossi: corriamo da soli, Berlusconi mi fa pena

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Lega Nord sempre più di lotta e sempre meno di governo. Il partito di Umberto Bossi dà forse il definitivo colpo di grazia alla già compromessa alleanza con il Pdl con il leader che sentenzia, in vista delle prossime elezioni amministrative: “Corriamo da soli. Meglio soli che male accompagnati”. La Lega Nord, dopo le dimissioni del governo Berlusconi, sta accentuando sempre più le distanze dall'esecutivo guidato da Mario Monti, sostenuto invece, tra gli altri, dal Pdl.

Certo, sembra essere un copione già visto. Il Carroccio, ogni volta che si approssima una scadenza elettorale (in particolare quelle locali, come sono le amministrative), alza il tono delle parole portando lo scontro con gli “altri” – siano compagni di coalizione o avversari di opposizione – fino all'estremo. Una scelta, evidentemente, tesa a serrare le fila dei leghisti e a compattarli su poche e semplici parole d'ordine. Cosa che puntualmente sta accadendo oggi. Solo che ora l’ “altro” è l'alleato di una vita, è il partito dell'amico Silvio Berlusconi, reo di sostenere, insieme alla sinistra, il “governo delle banche” di Mario Monti.

Il Senatur non chiude completamente la porta, ovviamente – anche questo fa parte del solito copione – ma le parole pronunciate ieri al congresso della Lega Nord Piemont non fanno pensare solo alla consueta strategia ma ad una scelta di fondo che il Carroccio sta giorno dopo giorno compjendo. Sulle alleanze, dice chiaramente Bossi, “'ci potrà essere qualche eccezione, se ne vale la pena. In ogni caso sarò io a decidere”. Per poi affondare subito dopo, duro, su Silvio Berlusconi: “Mi fa pena. Va a votare il contrario di quello che faceva prima, per questo l'accordo è impossibile”. Lega Nord da sola, dunque, con Bossi che assicura: “Faremo la Padania, a tutti i costi. E Monti è un dramma, risponde solo alle richieste dell'Europa e delle banche”. Una determinazione, quella di Bossi, che emerge anche sul fronte interno tanto da fargli dire a Flavio Tosi, il sindaco di Verona che vuole presentarsi alle elezioni con una lista a suo nome, che “se lo fa si mette automaticamente fuori dalla Lega”. Il Carroccio rimanda quindi al mittente le sollecitazioni arrivate dal segretario del Pdl Angelino Alfano, che in queste ore ha chiesto alla Lega di tornare sui suoi passi e di fare al Nord gli accordi elettorali con il partito di Berlusconi perchè, “diversamente, rischiamo di regalarlo alla sinistra”. Non usa mezzi termini infatti Roberto Calderoli, che rileva come invece siano “'al governo insieme, la sinistra ce l'hanno portata loro al governo e quello che cercano di nascondere è proprio che sono al governo insieme”.

La Lega Nord va insomma alla conta. “'Per la prima volta dopo tanti anni – dice Calderoli – andiamo a contarci. Si vedrà finalmente se il popolo del nord ha capito da che parte deve stare o se continuerà ancora a votare per il Pdl o per il Pd”. E Berlusconi, “con il suo candore, ripropone l'ammucchiata per le elezioni del 2013 dopo avere partecipato all'inciucio che più inciucio non si puo”'. Ricucire il rapporto con il Pdl sembra oggi impossibile se anche un moderato come il presidente del Senato Renato Schifani dice di temere che “la rottura sia irreversibile. Io la do per scontata. Il Pdl sta sostenendo lealmente il governo Monti dopo il passo indietro di Berlusconi e sta pagando un prezzo non indifferente”. In ogni caso il Pdl prosegue per la strada intrapresa dopo le dimissioni di Berlusconi da premier. “Abbiamo sostenuto Monti perchè Berlusconi ha fatto un gesto di grande generosità verso il Paese – dice Alfano – siamo persone serie e per noi la parola data è quella e quindi continueremo a sostenere Monti”. Una strada, lascia intendere Schifani ieri ospite del programma di Lucia Annunziata su Rai Tre, che può portare ad un nuovo scenario politico per l'Italia. “Caduto il berlusconismo – spiega il presidente del Senato – confido che l'area moderata si aggreghi per affinità di valori e programmi”. Anche con Casini? viene chiesto. “Certo – argomenta – lui è leader di un partito moderato che fa parte del Ppè. Sull'elezione del prossimo Presidente della Repubblica Schifani liquida le voci di un'ipotetica candidatura di Silvio Berlusconi. “'Abbiamo – dice – un Presidente della Repubblica in carica, non mi iscrivo al partito del totonomine”, aggiungendo che “'non troverebbe nulla di incredibile” in una rielezione di Napolitano. “'Ma – continua – non voglio parlare di questo argomento per rispetto al Presidente”. Un accenno anche al tema della giustizia, terreno sul quale Schifani auspica finiscano una volta per tutte gli scontri ideologici. “'Ci sono – sostiene – ampi margini per la concertazione”.

A proposito di giustizia continuano le polemiche intorno alla decisione della Corte di Cassazione di riaprire il processo di appello per il senatore Marcello Dell'Utri, con il Procuratore generale Francesco Iacoviello che ha espresso tutte le sue perplessità sul tema del concorso esterno in associazione mafiosa. Il pm di Palermo Ingroia e il procuratore capo di Torino Caselli hanno fortemente criticato la decisione dell'Alta Corte, provocando la discesa in campo di Alfano contro “'i commenti violenti espressi dal partito della magistratura. Quando le sentenze erano di loro gradimento, dicevano che le sentenze non si commentano”. Ma “la magistratura è divisa in partiti che per eufemismo si chiamano correnti; correnti che fanno congressi e che hanno iscritti”, dice il segretario del Pdl rammaricandosi di “aver letto sui giornali dichiarazioni in cui si chiede di cancellare quella sentenza”. Sulla questione è intervenuto anche l'ex premier Berlusconi che ha parlato della vicenda giudiziaria di Dell'Utri come di “diciannove anni di gogna e sofferenze, una cosa incredibile”. (Asca)

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