Prende il via una settimana cruciale per la riforma del mercato del lavoro. I segnali che arrivano dalle parti sociali (al di là di dichiarazioni ora positive ora negative dettate forse anche dalle strategie seguite nella trattativa) portano il presidente del Consiglio Mario Monti ad essere fiducioso sull'esito del confronto e a prevedere un successo per l'incontro in programma giovedì con sindacati e imprese.
Sulla stessa lunghezza d'onda il ministro del Welfare Elsa Fornero che pero' ieri ha lanciato un avvertimento agli interlocutori: ''Ascoltiamo tutti con serietà, ma non possiamo andare avanti a discutere all'infinito. Direi che il tempo limite e' la settimana prossima. Questo è ciò per cui lavoro''. Monti ha parlato ieri a Torino: ''Credo e spero – ha detto – che l'incontro di martedi'' tra governo e parti sociali avra' successo; se le posizioni non fossero ancora abbastanza distanti – ha aggiunto – vorrebbe dire che la riunione conclusiva ha già avuto luogo con successo, invece deve ancora avvenire.
La Fornero è invece intervenuta a ''Che tempo che fà, ribadendo di fatto quella che è la posizione del governo e cioe' che porterà comunque la sua proposta alle Camere, anche senza accordo. ''Trovo difficile che le parti sociali vogliano chiamarsi fuori – ammonisce – ma credo che il governo dovràproporre al Parlamento la riforma''. Comunque, dice, sono ''positiva sul lavoro che stiamo facendo. Trovo che sia difficile per le parti sociali. Soffrono, si lamentano. Confindustria si lamenta, il sindacato si lamenta.
E' la dimostrazione che stiamo lavorando non per una parte ma per il paese e per il futuro''. Questa riforma del lavoro, spiega Fornero, ''è' molto attesa dagli italiani, all'estero e dai politici. Forse c'e' persino un carico eccessivo di aspettative sulla riforma''. L'esponente del governo nega poi di essere ''il ministro dell'articolo 18'', chiarendo che ''fino a quando ci focalizziamo sul fatto che alcuni che sono dentro hanno le uscite bloccate è più difficile far entrare quelli che sono fuori. La cosa più importante è il dinamismo che vuol dire avere un facile accesso e un'uscita non bloccata''.
Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni denuncia il ''gioco al massacro'' nella trattativa, arrabbiandosi '''con chi non vuole prendersi responsabilita' e preferisce che lo facciano gli altri, in questo caso il governo''. Per Bonanni ''il rischio e' che alla fine Monti decida da solo e lo fara' nel peggiore dei modi come e' accaduto per le pensioni''.
Analoga la posizione del leader della Uil, Luigi Angeletti secondo il quale – soprattutto sull'art. 18 – ''cosi' proprio non si va da nessuna parte. E di certo non con i sindacati. Fornero ha annunciato senza mezzi termini che bisogna modificare l'art. 18 anche per quanto riguarda le questioni disciplinari e questo a noi non sta proprio bene''. Invita invece il governo ad avere ''forza e coraggio'' il leader Udc Pier Ferdinando Casini, che chiarisce: ''Noi non vogliamo solo nuovi provvedimenti sul lavoro, vogliamo un accordo sul lavoro perche' se questo negoziato si dovesse concludere senza un accordo perdiamo un'occasione importante per il Paese''.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini avrebbe voluto, dal canto suo, un passo ''più coraggioso e innovativo del punto compromissorio individuato. Sarebbe stato meglio – e' la sua posizione – se per i neo assunti si fosse cambiato davvero registro e l'articolo 18 fosse rimasto in vita solo per il licenziamento discriminatorio''.
L'intervento di Monti a Torino ha rappresentato anche l'occasione per parlare della Fiat che, ha detto il premier, ''ha fatto grande il Paese e il Paese l'ha fatta grande''. ''Sono sicuro – ha aggiunto Monti – che continuerà a essere il patrimonio per il futuro se il grande gruppo si ricorderà quanto impegno, talento e sudore degli italiani hanno contribuito a renderla grande''. E se gli italiani, ha proseguito, ''pur fieri di guardare al loro passato, avranno presente che nel presente e men che meno nel futuro si puo' pensare di avere diritto al mantenimento di un'impresa, in un mondo che e' aperto, competitivo, nel quale dobbiamo tutti renderci efficienti e attraenti, altrimenti non solo non manterremo cio' che sentiamo italiano ma non saremmo grandi proponenti della localizzazione delle imprese''. Anche il ministro del Welfare ha parlato di Fiat, dicendo che ''o resta in Italia ed e' produttiva o deve trovare delle risorse. Una impresa deve essere produttiva e fare lavoro.
La Fiat non e' libera di fare quello che vuole, come tutti i cittadini, i lavoratori che fanno parte di un paese, deve assumere comportamenti responsabili''. La giornata torinese del premier ha avuto come piatto forte l'incontro con il commissario sulla Tav e con i sindaci favorevoli alla linea ferroviaria. Monti ha ribadito che è venuto ''il momento di fare un passo in avanti'' ed ''eseguire l'opera'', tenendo conto ''naturalmente delle preoccupazioni locali''. Riguardo l'attivita' parlamentare, oggi pomeriggio in aula alla Camera arriva il decreto sulle liberalizzazioni, a cinque giorni dalla sua scadenza. Con la norma sulla nullita' delle commissioni bancarie, inserita al Senato e fortemente contestata dall'Abi, ancora da risolvere. (ASCA)