Fin dal 1985, data in cui fu registrato il primo dominio, la “net economy”, l’economia della rete, non ha smesso di crescere arrivando a incidere in modo sempre più consistente sul PIL dei Paesi del G20.
Lo studio “The 4,2 trillion opportunity: The Internet Economy in the G-20” di Boston Consulting Group che valuta l’impatto dell’economia del web sui Paesi del G20, ha stimato che la net economy nel 2016 arriverà a valere ben 4,2 milioni di miliardi, contro i 2,3 milioni di miliardi del 2010. E tra quattro anni ci saranno 3 miliardi di utenti internet nel mondo (erano 1,9 miliardi del 2010), poco meno della metà della popolazione mondiale.
Una crescita enorme, quella messa in luce dai dati dello studio: se il web fosse uno Stato, hanno sottolineato gli analisti, nel 2016 sarebbe la quinta potenza economica del mondo, dietro solo a Stati Uniti, Cina, Giappone e India ma davanti alla Germania. Una crescita che nei mercati sviluppati del G20 raggiungerà un tasso dell'8-10% ma che in quelli in via di sviluppo potrà raggiungere il 18% e toccare con Argentina e India punte del 24% e 23% l'anno.
A trainare questa crescita impressionante sono due fattori fondamentali: l’accesso alla rete dai dispositivi mobili e l’esplosione dei social network. Nel 2016 quattro connessioni su cinque proverranno dai device mobili e l’80% degli utenti dei Paesi sviluppati e in via di sviluppo apparterranno a reti sociali.
Secondo il Report di Boston Consulting Group internet rappresenta dunque una grossa risorsa per le aziende: “In diversi Paesi, tra cui Cina, Germania, Turchia e Francia, le PMI che mantengono, grazie al web, relazioni attive con i consumatori evidenziano un’impennata delle vendite rispetto a quelle poco presenti su internet, con una differenza di quasi 22 punti percentuali”. “Incoraggiando le aziende a mettersi su internet – ha raccontato Paul Zwillenberg, uno degli autori del Rapporto – i Paesi possono migliorare le loro prospettive in termini di crescita e concorrenza”.
