Il momento della verità è arrivato. Il confronto tra il governo e le parti sociali per dare nuove regole al mercato del lavoro sta per giungere al termine, anche se non e' ancora possibile prevedere come andra' a finire.
Sono ore, queste, di contatti segreti e di riunioni formali, nelle quali ognuno cerca di imporre il proprio punto di vista. Alle 8.30 a Palazzo Chigi nuovo incontro informale tra governo e Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confindustria. Una riunione che fonti sindacali definiscono ''importantissima, se non decisiva''. L'ultima riunione, al termine di una giornata convulsa, si e' avuta ieri sera al ministero del Lavoro, tra Fornero e i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Una riunione terminata verso mezzanotte e dalla quale poco e' emerso, se non che sarebbe servita a mettere a punto i temi relativi agli ammortizzatori sociali e all'ordinamento dei contratti. Sarebbe rimasto fuori dalla discussione lo scoglio dell'art. 18, che potrebbe pero' venire affrontato oggi, in ulteriori incontri prima dello show down previsto per le 15.30 a Palazzo Chigi, quando Monti ricevera' le parti sociali nel tentativo di mettere la parola fine alla trattativa e portare in Parlamento le nuove norme. Un passaggio, quello parlamentare, che il governo sembra intenzionato a compiere in ogni caso, anche in assenza di accordo. Una mossa questa, qualora dovesse essere compiuta, che avrebbe come naturale conseguenza l'avvio di una fase di scontro tra esecutivo e sindacati e che, con ogni probabilita', porterebbe ulteriori divisioni all'interno di un fronte sindacale gia' poco unito.
E' in tale senso – un richiamo alla responsabilita' – che si puo' leggere allora il doppio intervento di ieri del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, prima una dichiarazione e poi la convocazione del governo al Quirinale. Nel pomeriggio il Capo dello Stato è stato alla Camera per la commemorazione del giuslavorista Marco Biagi e ha colto l'occasione per lanciare un monito alle parti sociali. '''Penso che sarebbe grave – ha detto Napolitano – la mancanza di un accordo cui le parti sociali diano solidalmente il loro contributo'', aggiungendo di aspettarsi che le stesse parti sociali '''mostrino di intendere che e' il momento di far prevalere l'interesse generale su qualsiasi interesse e calcolo particolare. Lo richiedono le difficolta' del Paese e i problemi che sono dinanzi al mondo del lavoro e alle giovani generazioni''. Ma c'e' stato un richiamo anche per l'esecutivo. Il Presidente ha convocato in serata al Quirinale il premier Mario Monti e il ministro del Welfare Elsa Fornero e nella quasi ora di colloquio ha esortato il governo a fare il possibile per giungere ad un accordo condiviso. Obiettivo che d'altronde sia Monti che Fornero continuano seguire e prova ne sono i continui incontri di questi giorni. Anche se il governo avra' messo sicuramente nel conto – nel momento in cui ribadisce che la riforma comunque si fara' – se non la rottura totale con i sindacati certo la possibilita' che si possa giungere ad una intesa non firmata da tutti. D'altronde Monti non puo' fare diversamente. '''L'Europa ci guarda'', ama ripetere in queste ore consapevole di giocarsi una grossa parte della sua credibilita' di uomo di governo. Intervenire sui conti pubblici, sulle pensioni e' stato relativamente facile. E' sulle nuove regole per assumere, per licenziare i lavoratori – da definire fra l'altro in un momento di grave crisi – che si misurera' l'autorevolezza del suo esecutivo. Da mostrare si' all'Europa, faro comunque di tutta l'attivita' dell'esecutivo, ma anche all'interno dei nostri confini.
La ''politica', stordita e messa all'angolo qualche mese fa dalla grave situazione economica internazionale e delegata ai ''tecnici' la gestione del Paese, sta ora piano piano ma costantemente riprendendo il suo posto. Fra meno di due mesi ci saranno elezioni amministrative che coinvolgeranno oltre nove milioni di italiani. Un test politico – ancorche' locale – che servira' ai partiti (dal Pdl alla Lega Nord al Pd) che stanno attraversando una fase di assestamento dopo il periodo berlusconiano per capire quale sia il loro seguito, la loro forza, quali siano le loro leadership. In questo quadro quindi il tema del lavoro, qualora dovesse produrre, certificare divisioni e posizioni ideologicamente diverse le une dalle altre e trasferire lo scontro dalle stanze del governo alle aule parlamentari, potrebbe rappresentare un terreno di battaglia politica. Con conseguenti difficolta' per l'esecutivo montiano (sorretto, e' bene non dimenticarlo, da una singolare e sempre precaria maggioranza) e con buona pace per le aspettative e le necessita' dei lavoratori italiani. (asca)