Servizi segreti sotto accusa in Francia, dopo il caso del serial killer jihadista, Mohamed Merah, morto nell'assedio del suo appartamento a Rolosa. I suoi precedenti avrebbero dovuto spingere le forze di sicurezza a un maggiore controllo, visto che su di lui pesavano 15 capi di imputazione penale, era diventato un radicale e aveva viaggiato in Pakistane e Afghanistan. Lui e il fratello erano noti all'intelligence francese per aver aderito all'ideologia estremista dei salafiti.
Un articolo di stampa riporta che nel 2010 Merah aveva costretto un ragazzo a guardare dei video in cui gli ostaggi di Al-Qaeda venivano decapitati e quando la madre del giovane aveva protestato, Merah l'aveva picchiata costringendola al ricovero in ospedale. In seguito era uscito in strada brandendo una spada e gridando “Io sono di Al-Qaeda”. Il procuratore Francois Molins ha riferito che il giovane algerino era stato per ben due volte nel Waziristan, la regione al confine fra Pakistan e Afghanistan, e in una delle occasioni era stato arrestato dalla polizia afgana e consegnato all'esercito statunitense, che lo aveva poi rispedito in Francia.
La leader di estrema destra Marine Le Pen, ha accusato il governo di “lassismo” nei confronti del “rischio fondamentalista”, mentre l'esponente socialista Jean-Pierre Chevenement, ex ministro dell'Interno e della Difesa, ha detto che il caso “è un severo monito per i servizi incaricati dell'antiterrorismo”. “I servizi segreti controllano molte persone collegate al radicalismo islamico. Esprimere delle idee non è sufficiente per portare qualcuno davanti alla giustizia”, ha detto il ministro dell'Interno, Claude Gueant.