Francia: socialisti più vicini all\’Eliseo, ma i giovani votano Le Pen

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La corsa all'Eliseo si aprirà ufficialmente domenica 22 aprile, ventiquattro ore dopo la chiusura della campagna elettorale inaugurata ieri con il primo spot del centrista Francois Bayrou, e si riaccenderà il 6 maggio con il secondo turno. A poco più di una settimana dall'apertura delle urne i sondaggi fanno tuttavia pensare ad una Francia politicamente ondivaga: d'ispirazione socialista ma in pendenza, come mai negli ultimi vent'anni di governo, verso l'ultradestra e l'euroscetticismo Schengeniano.

Ad oggi, infatti, le notizie sono tre. La prima, stando a un'indagine Ipsos per France Television e Le Monde, che il candidato riformista Francois Hollande ha ridotto il distacco allo start con l'attuale presidente Nicolas Sarkozy e continua a mantenere il suo ampio vantaggio al ballottaggio, dove il socialista sarebbe eletto con il 55% dei voti. La seconda riguarda l'incetta di consensi della radicale Marine Le Pen tra i giovani tra i 18 e i 24 anni: il 26% di loro sarebbe disposto a votare per lei nel primo turno delle presidenziali, secondo uno studio dall'istituto Csa. La terza rileva le intenzioni, già esplicitamente espresse da Sarkò, di voler valorizzare il sistema interno a fronte della crisi del debito europeo attraverso un congelamento del contributo francese al bilancio di Bruxelles. Il resto dell'arena politica si divide tra il cattolico ed ex ministro dell'Educazione nazionale Francois Bayrou, del Movimento democratico, il progressista Jean-Luc Melenchon della sinistra radicale ed Eva Joly, del Movimento ecologista indipendente. Poi l'operaio Ford Philippe Poutou del Nuovo partito Anticapitalista, Nathalie Arthaud di Lotta operaia e il parigino Nicolas Dupont-Aignan per Alzati Repubblica.

I cavalli di razza restano comunque loro due, Hollande e Sarkozy. Entrambi hanno già presentato il proprio manifesto due settimane fa. Il socialista vuole riformare il sistema bancario, concedere il diritto di voto agli stranieri nelle elezioni comunali, rendere illegale il cumulo di più incarichi per i parlamentari. L'obiettivo è acquisire consensi nei ceti popolari che nel 2007 incoronarono il suo sfidante. Una “ferita” mai dimenticata, non a caso, l'ha sempre definita Hollande. Sarkò chiede dal canto suo rigore e stabilità economica: un programma incentrato sui tagli alla spesa pubblica e sull'adozione della “regola d'oro” per il pareggio di bilancio già nella prossima estate. La crisi della zona euro, volenti o nolenti i candidati, resta al centro della tornata elettorale. Sul fiscal compact Hollande ha già fatto sapere che se verrà eletto chiederà a Bruxelles “un patto di responsabilità, di crescita e governance” volto a sostenere prestiti obbligazionari tesi a finanziare progetti europei di sviluppo nel campo delle tecnologie, dei trasporti e dell'energia. Sarkozy e Bayrou, al contrario, considerano il negoziato con i Ventisette una chimera. L'ambientalista Eva Joly vuole gli eurobond, Jean-Luc Melenchon la prende alla larga e rimanda a un referendum sul trattato. Marine Le Pen tornerebbe volentieri al franco e abbandonerebbe anche la Politica agricola comune a favore di una politica francese.

Sul fronte istituzionale Sarkò vuole anche un'Europa “intergovernativa”, guidata dai capi di Stato e di governo francesi e tedeschi. Francois Bayrou propone l'elezione di un presidente dell'Unione europea a suffragio universale. Hollande è poco chiaro sul tema, la Joly reclama un trattato per un “Europa federale”. A proposito di Schengen, ancora Sarkozy ha a più riprese minacciato di sospendere la partecipazione di Parigi nello spazio unico europeo se le possibilità di sanzionare o escludere un Paese inadempiente non saranno varate entro un anno da Bruxelles. Eppoi c'è il capitolo turco: i due cavalli di razza transalpini sul tema si dicono d'accordo sulla volontà di adottare rapidamente una legge che criminalizzi la negazione del genocidio armeno, infiammando così lo scontro diplomatico con Ankara. (asca)

 

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