Bevande ad alto tenore alcolico bevute a digiuno, sia per ridurre l'apporto energetico dell'alcol, sia per potenziarne gli effetti inebrianti. È la “drunkoressia” o “anoressia da happy hour”, abitudine che prende sempre più piede fra gli adolescenti italiani, anche sulla scorta delle abitudini dei loro coetanei stranieri.
L'allarme viene lanciato dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS). “Da una parte – fa notare il presidente, Giuseppe di Mauro – il consumo di alcol ha registrato una progressiva anticipazione a fasce di età inferiori: i primi “assaggi” (in particolare di birra, più che di vino e superalcolici) avvengono durante gli anni della scuola media. Dall'altra, c'è una maggiore consapevolezza negli adolescenti degli effetti dell'alcol che, quindi, vengono appositamente ricercati in particolari circostanze, come può essere il ritrovo in discoteca”.
Un caso di anoressia su 15 si declina nella drunkoressia – ricorda lo specialista – denotando, così, un rilevante cambiamento di costumi, proiettato verso l'assunzione di alcol al di fuori dei pasti e spesso favorito dalla disponibilità di cocktail già pronti o elaborati al momento.
Nata negli Stati Uniti, la drunkoressia si sta diffondendo largamente anche in Italia dove si stimano 300 mila casi di ragazzi tra i 14 e i 17 anni, casi che 8 volte su 10 riguardano il sesso femminile e, in generale, presentano una tendenza ad un preoccupante aumento.
Gli effetti possono essere davvero dannosi, soprattutto sugli adolescenti: ai tradizionali danni provocati dall'alcol al fegato e alle cellule nervose si sommano, quasi con effetto moltiplicativo più che semplicemente additivo, pericolosi sbalzi di peso, con scomparsa del ciclo mestruale nelle ragazze, osteoporosi, aritmie cardiache e steatosi epatica (cioè infarcimento di grassi nel fegato, primo passo verso la cirrosi).
Ma non basta. Attualmente oltre all'abuso di alcol, a destare grande allarme sono anche le bevande energizzanti, i cosiddetti “energy drink”, che contengono sostanze stimolanti quali caffeina, taurina, guaranà, ginseng e niacina, finalizzate a dare carica, sensazione di forza, instancabilità, resistenza e potenza. Quando vengono mescolate a quelle alcoliche contribuiscono a promuovere gli effetti di disinibizione comportamentale.
Secondo un recente rapporto Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), il consumo combinato con l'alcol arriva al 56% negli adulti e al 53% negli adolescenti. In particolare, se tra i primi circa il 30% dichiara di consumare abitualmente energy drink, tra gli adolescenti dai 10 ai 18 anni le percentuali salgono al 68% con un 12% di bevitori “cronici”, con un consumo medio di 7 litri al mese e un altro 12% di consumatori “acuti”. Persino fra i 3 e i 10 anni: il 18% circa consuma energy drink e tra di essi il 16% ne consuma in media 0,95 litri a settimana (almeno 4 litri al mese)! “La vera preoccupazione – spiega Piercarlo Salari, Pediatra Consultoriale a Milano e membro SIPPS – riguarda la mancanza di conoscenza degli effetti da parte degli adolescenti: gli energy drink sono, infatti, ancor più facilmente reperibili degli alcolici e non è possibile una stretta sorveglianza del loro utilizzo.
In caso di eccessivo consumo, si possono avere conseguenze immediate quali: l'accelerazione del battito cardiaco e la comparsa di episodi di tachicardia e ipertensione, nausea e/o vomito, malessere psicofisico, calo dell'attenzione e della vigilanza (ancora più pericolosa se il ragazzo è alla guida), ma anche conseguenze nel più lungo termine, quali: dipendenza riduzione della memoria e delle capacità cognitive erosione dello smalto dentario. Va da sè che i rischi si amplificano se agli energy drink vengono associati alcol e sostanze stupefacenti”. (asca)